Politica

Ponte sullo Stretto? Critiche ideologiche. Ecco perché deve unire

Di Giuseppe Vatinno

Il Ponte non è né di destra né di sinistra, ma solo e unicamente delle genti che unisce. Ecco perchè

Ponte sullo Stretto, opposizioni puramente ideologiche. Un'opera né di destra né di sinistra, ecco perchè

La vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina è paradossale: un’opera fatta per unire genti, tradizioni, culture e nazioni diverse è diventata il simbolo stesso della divisione. Il Ponte serve a connettere idealmente e soprattutto praticamente Helsinki a Palermo cioè, per rappresentare visivamente la sua importanza, la Finlandia alla Sicilia tramite il corridoio Ten-T anche chiamato Scan - Med. Il Ponte unisce idealmente e suggestivamente i ghiacci baltici agli infuocati deserti africani. Le foche ai leoni, il salmone ai datteri.

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Il 18 maggio 2021 la Commissione europea aveva dichiarato: “Il Ponte di Messina è di fondamentale importanza per l'obiettivo del “Green Deal” poiché garantisce connettività e accessibilità di tutte le regioni europee ed è al centro della politica Ten-T”. Seguiamone il percorso con una carrellata ideale delle città che tocca nel suo passaggio: Helsinki, Stoccolma, Copenaghen, Amburgo, Brema, Hannover, Norimberga, Monaco di Baviera, Innsbruck, Brennero, Bolzano, Trento, Verona, Bologna, Roma, Napoli, Palermo per poi giungere a Malta. Invece, l’asse ferroviario è il Berlino – Palermo con il grande collo di bottiglia rappresentato proprio dallo Stretto di Messina. La Gazzetta del Sud riporta un interessante studio commissionato dalla Regione Sicilia e che ha coinvolto le tre principali università dell’Isola.

Afferma che la “condizione di insularità” grava sull’economia siciliana per circa 6 - 7 miliardi di euro all’anno. Si tratta di una notevole palla al piede per i traffici commerciali dovuti ai tempi lunghi di carico e scarico dei treni merci sui traghetti da e per l’Isola. Appurata la rilevanza strategica dell’infrastruttura c’è la sfida tecnologica di altissimo livello che riporta l’Italia al centro dell’interesse mondiale. Si tratta del Ponte più lungo del mondo con i suoi 3,6 km di lunghezza di cui 3,3 km di sola campata unica e due torri metalliche di 399 metri d’altezza. Il Ponte è progettato per resistere a venti di 216 Km/h (la massima velocità del vento misurata in 20 anni di monitoraggi sullo Stretto è stata solo di 150 km/h). Avrà 3 corsie stradali per senso di marcia, 2 binari ferroviari e sarà aperto H24 365 giorni all’anno. Dal punto di vista sismico può resistere a un terremoto di magnitudo Mw 7,1. Ci saranno poi 20,3 km di raccordi stradali complessivi e 20,2 km di raccordi ferroviari di cui circa l’80% sviluppati in galleria.

Insomma si tratta dell’opera infrastrutturale pubblica più rilevante al mondo che diventerebbe anche un luogo di grande attrattiva turistica, come i governatori di Sicilia e Calabria hanno fatto notare. Lo stesso ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini prevede 120mila posti di lavoro creati. Uno studio di Openeconomics ha rilevato che il Ponte sullo Stretto darà un contributo al Pil per 19,7 miliardi, con un saldo positivo di quasi 7,5 miliardi. Nonostante tutti questi numeri molto positivi nel nostro Paese c’è una opposizione di tipo ideologico particolarmente forte. Quando si dice ideologico si fa riferimento a dinamiche di pura sopravvivenza elettorale. È il caso ad esempio del verde Angelo Bonelli che ha nel Ponte la sua assicurazione di non scomparire. E pensare che la stessa sinistra aveva voluto inizialmente il Ponte: “Gli altri dicono fanfaluche, noi interverremo su strade, autostrade, aeroporti. E il Ponte sarà la ciliegina sulla torta. Anzi, c’è anche una data d’auspicio per l’inaugurazione del Ponte sullo stretto di Messina: il 2 giugno del 2012, una data simbolica per la festa della Repubblica”. 

Indovinate chi disse queste parole? Berlusconi? Salvini? No. Furono pronunciate il 26 aprile 2001 da un insospettabile Francesco Rutelli, uno dei fondatori dei Verdi, durante un convegno gremito all’inverosimile che si tenne presso la Fiera di Messina. La coalizione era quella dell’Ulivo e Rutelli indicò addirittura un dettagliato cronoprogramma dal 2001 al 2012, con la posa della prima pietra prevista per il 2005. A riprova che il Ponte non è né di destra né di sinistra, ma solo e unicamente delle genti che unisce.