Politica

Quirinale, ormai è sfida a tre: Casini, Belloni o Draghi

Conte e Salvini ripetono per tutto il giorno che l'ex Bce deve restare a Palazzo Chigi, ma alla fine cedono entrambi alle pressioni di Di Maio e Giorgetti

Quirinale, Di Maio e Giorgetti rimettono il premier Draghi nella lista

Potrebbe essere arrivato il giorno decisivo per l'elezione del presidente della Repubblica, dopo settimane di stallo e di dispetti tra i vari partiti, nella notte potrebbe essere arrivata una svolta sul possibile successore di Sergio Mattarella. Adesso - si legge sul Corriere della Sera - basteranno 505 grandi elettori per eleggere il nuovo capo dello Stato. E il confronto tra Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte sembra alla fine concentrato su tre nomi: Mario Draghi e Pier Ferdinando Casini, con in più Elisabetta Belloni, la diplomatica ora alla guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. È il punto di arrivo, in attesa di sviluppi, di una giornata pirotecnica. Sul nome di Draghi per tutta la giornata si sono susseguiti i no di Salvini e Conte, ma alla fine anche il premier è finito nella short list. La decisione presa è destinata ad avere conseguenze, il M5s è vicino alla scissione interna.

Quando Conte ha alzato la voce per spiegare a Letta che «io Draghi non lo voterò mai», Di Maio - prosegue il Corriere - ne stava parlando con Giorgetti. «Tanto lo sappiamo che si arriverà a Draghi», sussurrava ieri l’ex ministro Spadafora. Divise e senza una chiara strategia, le maggiori forze in Parlamento faticano a trovare un compromesso anche su una «figura terza». Anche Salvini spiega e rispiega che il Paese ha bisogno che il premier resti al timone del governo. Giuseppe Conte parla con Beppe Grillo e argomenta che quello dei Cinque Stelle è assolutamente un sì a Draghi, cioè un sì al fatto che resti premier e non vada quindi al Colle. Ma arrivano anche retroscena o boatos che danno l’accordo tra tutti per fatto: Draghi al Colle, Belloni a Palazzo Chigi, un rimpasto che va bene a tutti. A lanciare il nome di Draghi, si dice, potrebbe essere lo stesso Salvini, facendo felice una buona metà del suo partito, quello del Nord più Nord, dove i voti si contano e si pesano. Poi in tarda serata la terna.

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