Politica
Kyenge (Pd): un peccato non togliere il reato di clandestinità
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"E' un peccato". L'ex ministro dell'Integrazione ed europarlamentare del Partito Democratico Cecile Kyenge commenta in un'intervista ad Affaritaliani.it il dietrofront del governo che, per il momento, ha deciso di non procedere con il decreto che avrebbe cancellato il reato di immigrazione clandestina. "Togliere questo reato non vuol dire annullare un illecito che potrebbe comunque essere amministrativo. Mi spiego: è un peccato perché ritengo che l'Italia debba essere lungimirante e riuscire anche ad anticipare i tempi. In questo momento, politicamente, le forze che si battono per mantenere il reato di clandestinità lo fanno perché lo usano come spot elettorale, strumentalizzando il fenomeno migratorio e, quindi, per far vedere che stanno facendo una lotta dura. In realtà - spiega la Kyenge - il fatto che sia una campagna elettorale fatta di strumentalizzazioni lo si capisce anche perché il reato di clandestinità non serve a niente. Da un punto di vista economico, gli italiani devono capire che i soldi che servono per tutti quei processi, e sappiamo quanto durano, visto che stiamo parlando di un reato penale, li pagano loro fino in fondo. Nessun processo arriva mai fino in fondo. Il reato di clandestinità non ha senso e non ha alcuna logica".
Ma perché Renzi ha fatto marcia indietro? Ha ceduto ad Alfano? "La questione non è che il premier ha ceduto", risponde la parlamentare Ue del Pd. "Sappiamo che questo governo non è del Pd ma ha diverse forze al suo interno che devono trovare un accordo. Spero che comunque un giorno avremo la maggioranza sufficiente per intervenire su norme come queste che, a mio avviso, metteno l'Italia in coda su temi che indicano la strada per il futuro, come il coraggio che abbiamo avuto a portare avanti Mare Nostrum. Eravamo criticati e poi, alla fine, si è visto che avevamo ragione noi. Gli italiani devono sapere che i soldi che mettono per il reato di clandestinità sono del tutto sprecati. E non è neanche educativo. Si tratta di un illecito amministrativo, vuol dire che qualcuno infrange comunque la legge, come quando si sale sull'autobus senza biglietto. Qualcuno va contro le regole e quindi è un illecito amministrativo ma non un reato penale, quindi non capisco la motivazione di lasciarlo in questi termini. Il che vuol dire far vedere quelle persone come dei criminali. In sostanza è come se qualcuno salisse sull'autobus senza biglietto e per questo diventa un criminale".
Renzi avrebbe detto che teme di perdere voti... "Non commento mai le parole degli altri. Dico ciò che a me sembra giusto e questa è sempre stata la mia linea. Porto avanti delle idee". E' delusa? "E' un peccato, ripeto, perché mi piacerebbe che questo reato di clandestinità fosse tolto visto che fa acqua da tutte le parti. Si sta criminalizzando una persona che criminale non è, quindi è un errore dal punto di vista etico e culturale. Si tratta di un illecito amministrativo e so bene qual è la differenza con il reato penale, anche se non sono un avvocato o un giurista. Pensiamo solo a quanto durano i processi in italia e così andiamo solo ad aumentare il numero dei reati".
L'Ncd ha detto che dopo i fatti di Colonia non si può abolire il reato di clandestinità... "Ho scritto un articolo su Huffington Post in cui spiego tutto. Lo slogan contro il sessismo e contro il razzismo è la risposta all'Ncd e racchiude la risposta più lungimirante dell'orrore inaccettabile a cui sono state sottoposte decine e decine di donne molestate. E' stato un crimine contro l'umanità. Ma c'è anche un errore che in questo momento si sta facendo, tutte quelle persone che hanno commesso quei crimini sono dei maschi sessisti e non possiamo chiudere gli occhi di fronte a una lotta che dura da secoli e da generazioni contro la violenza e il sessismo. Ed è una cosa che riguarda ogni cultura, nessuno è indenne", conclude la Kyenge.