Politica

Regioni, schiaffo alla Lega. Bocciato l'emendamento "salva-Zaia". Caos nel Cdx

di Redazione

Tensione anche nel Pd che ha votato contro ma i Governatori e molti sindaci Dem erano a favore

Regioni, schiaffo alla Lega. Bocciato l'emendamento "salva-Zaia". Caos nel Cdx

L'Aula del Senato ha respinto con 26 voti favorevoli, 112 contrari e 3 astenuti, l'emendamento della Lega per l'introduzione del terzo mandato per i presidenti di Regione. Il relatore aveva espresso parere contrario alla norma, il governo si era rimesso all'Aula. "Il dibattito non e' chiuso. Stiamo interpretando nel modo piu' corretto la volonta' dei cittadini e degli elettori", ha detto il senatore della Lega Paolo Tosato in dichiarazione di voto. 

Erano due gli emendamenti che proponevano il terzo mandato per i governatori, uno della Lega ed uno di Iv, che sono stati tuttavia votati in un unico scrutinio, essendo quasi identici. In favore hanno dunque votato Lega e Iv, contro FdI, FI, Pd, M5s e Avs, mentre la Svp si è astenuta.

Nonostante il tentativo di sminuire la spaccatura all'interno della maggioranza, si tratta di un passaggio delicato e doloroso per il Centrodestra. La Lega ha presentato l'emendamento per consentire a Luca Zaia di ripresentarsi nel 2025 alla presidenza del Veneto, ma Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno votato contro. D'altronde Giorgia Meloni vuole la guida del Veneto per FdI. Tensione anche nel Pd che ha votato contro ma i Governatori e molti sindaci Dem erano a favore.

Il blitz della Lega per cancellare il ballottaggio alle Comunali
 

La Lega, con un emendamento al dl Elezioni, ha proposto anche di abolire il ballottaggio per l’elezione a sindaco nei «grandi» comuni — quelli al di sopra dei 15mila abitanti — se non è raggiunto il quorum del 40% dei voti.

Ecco il testo della proposta del partito guidato da Matteo Salvini: «È proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 per cento dei voti validi. Qualora due candidati abbiano entrambi conseguito un risultato pari o superiore al 40 per cento dei voti validi, è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l’elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età».

Poco dopo la presentazione, però, il governo ha chiesto alla Lega - che fa parte della maggioranza che sostiene l’esecutivo - di ritirare l’emengamento: «Pur essendo d’accordo anticipo ai colleghi che la mia richiesta è di ritiro», ha detto il relatore del dl Alberto Balboni (FdI). «Cambia le regole in vigore, avrebbe avuto bisogno di maggior confronto. Un tema così importante andava affrontato con ben altro metodo». Il partito di Salvini dovrebbe trasformare l’emendamento in un ordine del giorno al decreto elezioni.

Immediata era comunque stata la reazione delle opposizioni, a partire dal Pd guidato da Elly Schlein: «La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche».

Anche Maiorino (vicepresidente del gruppo M5S in Senato) parla di «nuovo attacco alle regole della democrazia da parte della Lega. Fa ancora parte della maggioranza?».

E anche l’Anci - che riunisce i Comuni italiani - si era espressa subito con stupore: « «Non crediamo che uno stravolgimento della legge sull’elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni».

A giugno è prevista una tornata di elezioni amministrative: al voto, l’8 e il 9 giugno (data in cui si voterà anche per le Europee e le Regionali in Piemonte) saranno 3.701 comuni, tra cui 27 capoluoghi di provincia e sei anche di regione (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza).



Lo scontro nel Centrodestra sul terzo mandato anticipato in mattinata su Affaritaliani.it

 

La maggioranza di Centrodestra si spacca, nuovamente, sul terzo mandato per i Governatori delle regioni. Stavolta non in Commissione ma direttamente in aula al Senato. Da Fratelli d'Italia e Forza Italia no alla Lega che non fa alcun passo indietro sulla norma che consentirebbe a Luca Zaia di ricandidarsi nel 2025 alla presidenza della regione Veneto (che però Giorgia Meloni vuole per Fratelli d'Italia).

"Direi proprio di no". Con queste parole il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo risponde alla domanda di Affaritaliani.it se il partito guidato da Matteo Salvini ritirerà l'emendamento sul terzo mandato dei presidenti di regione presentato in aula al Senato sul decreto elezioni.

"Qualora la Lega non ritirasse l'emendamento, cosa che auspichiamo, Fratelli d'Italia voterà contro". Così Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario al Senato di FdI conferma ad Affaritaliani.it che oggi in aula al Senato il partito del presidente del Consiglio Giorgia Meloni voterà contro l'emendamento della Lega sul terzo mandato per i presidenti di regione. "Loro sanno benissimo l’esito negativo di questa battaglia, ma evidentemente vogliono piantare una bandierina per gestire le pressioni interne alla Lega in Veneto. Per loro è giusto aumentare il limite dei mandati? Per noi no. Tutti qui. Il Parlamento è sovrano ed in Aula si deciderà. Poi, finita questa breve distrazione su un tema che impatta sul futuro di tre o quattro persone in Italia, torneremo compatti a lavorare sulle riforme che interessano a tutti gli italiani”, conclude.  

"Non cambiamo posizione. Noi siamo contrari e votiamo contro". Il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri conferma ad Affaritaliani.it che oggi in aula al Senato il partito del vicepremier Antonio Tajani voterà contro l'emendamento della Lega sul terzo mandato per i presidenti di regione. "Non c'è nulla di scandaloso, ognuno ha la sua posizione. Non credo proprio che l'emendamento passerà ma non ci saranno tragedie. Il governo non si fonda su questo tema che francamente non mi preoccupa più di tanto. Ne abbiamo anche parlato con Romeo, i rapporti sono cordiali. E' lecito avere posizioni diverse, ma non è un argomento che possa assolutamente turbare i rapporti all'interno della maggioranza", conclude.