Renzi, dimissioni prima del referendum. Nuovi dettagli sul rumor choc
E se vince il No si va dritti alle elezioni politiche anticipate
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Dimissioni del premier Matteo Renzi poco prima dell'apertura delle urne per il referendum costituzionale del 4 dicembre? Il rumor rilanciato da Affaritaliani.it (leggi qui) trova nuove conferme in ambienti del Partito Democratico. Ovviamente si tratterebbe di una mossa quasi disperata per cercare di ribaltare un pronostico che sembra già scritto. Il presidente del Consiglio starebbe accarezzando l'idea del colpo di teatro, probabilmente tra giovedì e venerdì, per mettere a tacere chi lo accusa di essere attaccato alla poltrona e per togliere ogni arma di propaganda alle opposizioni di destra, sinistra e dei 5 Stelle. Ma la strada non è così semplice. Prima di tutto gli alleati di Renzi sono contrarissimi. Angelino Alfano e Denis Verdini non ne vogliono nemmeno sentir parlare.
Anche Maria Elena Boschi preferirebbe evitare questo "pericoloso showdown". Ma altri fedelissimi del premier, come Luca Lotti e Matteo Orfini, ritengono la via delle dimissioni preventive una delle ipotesi in campo, stando almeno alle indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it. Probabilmente Renzi attenderà di conoscere gli ultimi sondaggi sul referendum che arriveranno sulla sua scrivania mercoledì mattina per poi valutare se davvero tentare l'azzardo delle dimissioni o se far cadere questa clamorosa ipotesi. Attenzione, però, perché stando agli ultimissimi boatos che arrivano dai Palazzi del potere pare che il Capo dello Stato Sergio Mattarella sia "nettamente contrario" a questa eventualità e che abbia consigliato vivamente al segretario del Pd di evitare "strappi istituzionali" e "fughe in avanti".
Insomma, l'idea delle dimissioni choc prima del 4 dicembre resta in campo, molto dipenderà dai sondaggi riservati che arrivano in settimana. Ma il no di Boschi, Alfano, Verdini e soprattutto Mattarella potrebbe pesare ed essere decisivo. E dopo il 4 dicembre? Che cosa succederà? Se vince il Sì Renzi avanti fino al 2018, anche se dovesse compiere prima il gesto delle dimissioni. Ma se dovesse davvero prevalere il No pare proprio che Mattarella non abbia alcuna intenzione (e nemmeno la forza politica) per assumersi la responsabilità di un altro governo tecnico o di larghe intese modello Monti-Letta. E quindi? Renzi resta in carica solo per modificare la legge elettorale e assicurare l'ok del Parlamento alla manovra, poi alle urne per le elezioni politiche tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo.