Politica
Renzi "Palombello Rosso"

Il Pd diventa populista
Il Pd sta attraversando una fase di totale confusione e non tanto e non solo per il Congresso prossimo venturo che vedrà (sembra a febbraio) lo svolgimento delle Primarie in cui non parteciperà misteriosamente l’unico leader riconosciuto, Matteo Renzi, quanto per la linea politica ondivaga che sta (in)seguendo.
Formalmente il partito sta andando verso il Congresso con la presidenza di Matteo Orfini, ma la “linea emotiva” -per così dire- è quella data ancora dal senatore toscano che però, ahilui, ha le idee molto confuse.
Il suo spiritaccio d’oltrarno lo spinge a un populismo rosso di stampo ultramovimentista, cinquestellare per intenderci, ma la sua formazione democristiana lo modera, talvolta eccessivamente, producendo però un comportamento ai limiti del bipolare.
Tuttavia, negli ultimi tempi, Renzi si deve essere convinto che gli insegnamenti dorotei e morotei non staccano buone cedole al mercato del consenso e così prevale in lui la linea maniacale, che tradotta dalla psicanalisi significa appunto populista.
Quindi dopo aver criticano per anni Beppe Grillo e i Cinque Stelle l’ex sindaco di Firenze pare scatenato e deve aver detto ai suoi di pigiare forte sul pedale del populismo, che, peraltro, era il suo iniziale marchio di fabbrica (ricordate le famose “rottamazioni” con cui ha fatto fuori lo stato maggiore del Pd?).
Detto fatto il Partito Democratico si è trasformato guidato dall’ebrezza dei soviet e va avanti a colpi di denunce, ricorsi, lamentele, mosse, sommosse, agitazioni, trasformazioni mannare (vedi il curioso caso di Maurizio Martina), inviti alla piazza (vedi Michele Emiliano, ora un po’ più cheto) e similari.
Nel contempo, Maurizio Martina, candidato Pd alla cadrega del partito, ha “chiamato alla piazza” e non passa giorno che qualcuno nel Partito Democratico non alzi i toni sopra le righe del buon gusto ed anche del buonsenso.
Da ultimo Emanuele Fiano ha preso il Parlamento per un campo di giavellotto e ha lanciato il pesante testo della Finanziaria colpendo il sottosegretario leghista Massimo Garavaglia.