Politica

Resistente a vento e terremoti, ma per i "No Tutto" il Ponte non è sicuro

Di Giuseppe Vatinno

Il Ponte sullo Stretto, secondo gli esperti, può resistere a raffiche di vento da record. Non importa se lo dice la scienza, i "No Tutto" non ci credono

Ponte sullo Stretto, non importa cosa dice la scienza: per i "No Tutto" non è sicuro

Ieri sul sito del Mit (Ministero infrastrutture e trasporti) è comparso un comunicato che gli addetti ai lavori attendevano da tempo e cioè la ufficializzazione della partenza della Conferenza dei Servizi: “L’iter burocratico per l’avvio dei lavori per il ponte sullo Stretto di Messina è ai nastri di partenza: il prossimo 16 aprile, alle 11:00, è stata indetta al Mit la Conferenza dei Servizi istruttoria. Al tavolo invitati a partecipare tutti i ministeri e le Amministrazioni Statali interessati, le Regioni Calabria e Siciliana, i comuni, nonché gli enti gestori delle reti infrastrutturali (gas ed energia, ad esempio) destinatari delle eventuali interferenze. 

A tutti sarà messa a disposizione la documentazione progettuale, in modo da permettere la più ampia partecipazione e le valutazioni del caso. Si tratta del primo passo operativo che segna l’inizio delle attività per la messa a punto dei cantieri entro l’anno. Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini che segue con attenzione, fin dal suo insediamento, il dossier, si è dichiarato molto soddisfatto e fiducioso che il confronto porti alla definizione delle attività nel più breve tempo possibile”. Questo significa che si sta rispettando il cronoprogramma e che per il 31 luglio 2024 sarà approvato, come previsto, il progetto esecutivo a cui potranno seguire i cantieri.

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Intanto continua la guerra ideologica al Ponte animata dai soliti noti, a partire dal Verde Angelo Bonelli e per seguire da WWF e compagnia bella. Nulla di nuovo sotto il sole – dice l’Ecclesiaste - e dovremmo dire nulla di nuovo sotto il Ponte. Chi scrive ha sperimentato le stesse identiche dinamiche nel periodo 2006 – 2008 quando ero consigliere per le politiche ambientali delle Grandi Opere, tra cui appunto il Ponte sullo Stretto, per l’allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro.

Ci trovammo nella stessa identica situazione di adesso con gente che capiva e capisce poco di tecnica e scienza ma vuole cimentarsi in insalate parolaie. Il progetto del Ponte è una ardita sfida della grande ingegneria italiana che tutto il mondo ci invidia. Premetto che chi scrive ha una formazione scientifica (laurea in Fisica).

Nell’attuale vicenda si agita lo spauracchio della non linearità del flusso idrodinamico per i venti sullo Stretto. Ma in realtà le prove sono state fatte nella galleria del vento e la struttura è validata per venti fino a 216 km/h, valori che neppure nei film della Marvel sono raggiunti. Infatti i monitoraggi eolici effettuati negli ultimi venti anni danno il valore massimo di 150 km/h.

Idem per le prove sismiche delle accelerazioni lineari e rotatorie al suolo. Ma non voglio entrare in tediose discussioni sui numeri di Reynolds e sui sistemi di equazioni differenziali non lineari alle derivate parziali che modellano il fenomeno e rimanere nel capibile. Le osservazioni del comitato scientifico - che sono assolutamente fisiologiche - riguardano il Progetto Esecutivo che sarà pronto a fine luglio e non quello Definitivo attuale.

Questo prevede e prescrive la legge. Ma poiché si confonde facilmente “definitivo” con “esecutivo” l’insalata di parole è servita con salsa di maionese ideologica e tutti ci inzuppano il cucchiaio. Le verifiche ulteriori sui flussi non lineari per il ponte sospeso a campata unica non sono certo un problema con i moderni computer e verranno realizzate nei tempi previsti, come del resto già si fece a suo tempo nel progetto passato di cui parlavo.

Ma ai No Ponte non interessa né la scienza né la tecnologia, per loro la questione è solo una riserva di voti elettorali per le prossime Europee, null’altro. Nel frattempo l’Italia è rimasta arretrata e qualcuno vorrebbe riportarla all’età della pietra, con il mito della decrescita felice. Peccato che qualsiasi “decrescita” sia, come noto, sempre infelice.