Politica

Roma tra spelacchio e monnezza. Che fa la Raggi?

Solaris

 

Roma è una città, una capitale, che ha subito un lento e progressivo degrado che si  èaccentuato sensibilmente dall’inizio del secolo.

Quartieri modello, come l’Eur, che erano dei gioielli di sapiente commistione di verde e tecnologia, sono diventati discariche a cielo aperto e al posto del verde smeraldo dei praticelli all’inglese regna ora un ecosistema di ratti, uccelli, serpi che lo fa assomigliare sempre più ad un quartiere di una città medio - orientale attraversata da una guerra.

I motivi sono complessi ed hanno a che fare principalmente con il contemporaneo degrado della politica nazionale e specificatamente di quella amministrativa in cui si è vista all’opera molta approssimazione e superficialità.

L’elezione diretta dei sindaci che sulla carta è un’ottima cosa, è finita per legare gli stessi agli umori popolari che non sempre coincidono col bene comune.

Ma partiamo dalla notizia come si insegna nelle scuole per gare buon giornalismo.

L’albero di Natale, denominato sapientemente “spelacchio” sui social, è la ciliegina sulla torta dell’approssimazione arruffona che regna sovrana nella capitale d’Italia.

Se si è ben capito, l’albero spelacchiato ed inguardabile (pure quello dell’altro anno faceva pena) è stato donato e quindi è gratis, ma il trasporto (la fregatura c’è sempre Virginia) è costato ben 50.000 € di pubblici denari che il Comune si impegnerà a riottenere dai cittadini stessi, immagino tramite opportune trappole ad autovelox più o meno tarati e più o meno nascosti.

Ma come può una sindaca, Virginia Raggi, farsi mettere nel sacco e non far controllare lo stato di quello che doveva essere il segno di riconoscimento del Natale a Roma nel mondo e che invece è divenuto di pubblico sberleffo proprio nell’era di internet che permette una condivisione mondiale ed immediata delle immagini.

Ma stiamo ancora sulla notizia.

L’altra è infatti che l’Ama, l’eterno problema di Roma e di cui i cittadini si lamentano ogni giorno per l’inefficienza della raccolta dei rifiuti, non ce la fa a smaltire e quindi con grande dispiacere dell’ecosistema ornitologico che si è creato intorno agli ormai monumentali cumuli di monnezza la Raggi ha chiesto aiuto all’ Emilia -Romagna, nella specie di Pizzarotti Sindaco rieletto di Parma ma soprattutto il primo ex grillino famoso.

Naturalmente Pizzarotti non ha perso occasione per polemizzare con gli ex compagni di partito visto che la monnezza romana che Ama non riesce a gestire andrà nel termovalorizzatore che -per estrema ironia della sorte- è avversato proprio dai grillini su basi più o meno ideologiche.

Tralasciamo buche, trasporti Atac che sono la dannazione quotidiana dei cittadini, boutade su cripto monete dal nome suggestivo di “sesterzi”, funivie e complotti di frigoriferi, chat imbarazzanti, voltafaccia clamorosi sullo Stadio della Roma inviso da sempre ai grillini ed ora gentilmente concesso a Pallotta (la cui società è proprietaria dello Stadio e non la l’AS Roma), ma c’era proprio bisogno di questi due ultimi gioielli di fine anno?

Tuttavia c’è da dire una cosa a discolpa della Raggi. Il dramma dei rifiuti romani si è concretizzato dalla chiusura della discarica di Malagrotta senza essere riusciti a fare la discarica di servizio che nessuno vuole. La chiusura fu voluta dall’allora assessore all’ambiente Estella Marino (Pd) che tuttora si vanta della cosa; certo, chiudere la discarica più grande d’Europa è atto nobilissimo ma senza alcun piano di sostegno per gestire il dopo diviene solo un regalo avvelenato a tutti gli abitanti di Roma.