Politica

Rousseau: come finisce il voto online M5S. Il Pd ha paura

Di Alberto Maggi

Votazione online in corso sulla piattaforma Rousseau. Schieramenti e scenari

Pronostici se ne fanno pochi all'interno del Movimento 5 Stelle sull'esito della votazione online su Rousseau per decidere se entrare o no nel governo. Sulle agenzie di stampa si susseguono dichiarazioni e appelli al voto. Tra i sì quelli dei ministri uscenti Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede e quelli, tra gli altri, di Laura Castelli, Stefano Buffagni, Francesco D'Uva e Dalila Nesci. Scontati i no di Danilo Toninelli, Barbara Lezzi e Alessandro Di Battista. Secondo il sondaggista Fabrizio Masia, direttore generale di EMG Acqua, alla fine vinceranno i favorevoli all'ingresso nell'esecutivo Draghi.

Diverse fonti pentastellate, considerando il forte impegno personale di Beppe Grillo, la nascita del superministero della transizione ecologica e il questito scritto per spingere la vittoria del sì, parlano di una probabile vittoria dei favorevoli all'esecutivo Draghi, anche se non di plebiscito, con una stima spannometrica attorno a 65 a 35 per il sì contro il no. Fatto sta che soprattutto nel Pd la preoccupazione è tantissima. I Dem puntano a rendere Matteo Salvini e la Lega non determinanti per la tenuta in Parlamento del governo di larghe intese. Ma qualora, nell'ipotesi remota ma non impossibile, dovesse vincere clamorosamente il fronte del no su Rousseau, con il voto contrario o l'astensione dei 5 Stelle alla Camera o al Senato, il Carroccio diventerebbe numericamente decisivo per la nascita del governo Draghi.

E a quel punto - temono dalle parti del Pd- l'ex ministro dell'Interno alzerebbe non poco la voce rendendo la vita del governo difficile e probabilmente breve. Ecco perché nelle ultime ore, raccontano, i massimi vertici del Partito Democratico hanno esercitato un pressing considerevole sui big pentastellati per cercare di depotenziare la votazione e per scendere in campo in prima persona, compreso il premier -uscente Giuseppe Conte, a favore del sì. Anche se dovesse vincere il sì, comunque, poi in Parlamento potrebbero registrarsi non poche defezioni. Si parla di circa 8-10 senatori e di 10-12 deputati grillini pronti a votare comunque contro il governo Draghi.