Salvini e l' "ambientalismo da salotto": il caso del Pd
Pd: molti posti di potere e poche azioni concrete a tutela dell'Ambiente
I recenti tragici con decine di vittime a causa della violenza delle acque e delle frane ripropone, peraltro come ad ogni autunno, il problema inascoltato del dissesto idrogeologico che per l’Italia è assolutamente prioritario.
Purtroppo lo è da decenni, perché ogni governo ne parla, ma nessuno agisce concretamente.
Chi scrive, essendo anche un ambientalista, lo ha sempre considerato il principale problema ambientale.
Ad esempio ne ho scritto all’insediamento del nuovo governo proprio facendo delle proposte per il nuovo Ministro Sergio Costa:
http://www.logos-rivista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1410&Itemid=1115
e anche solo qualche giorno fa commentando le dichiarazioni di Erasmo D’Angelis, già capo della struttura di missione #ItaliaSicura di Palazzo Chigi:
E qui veniamo al punto e cioè il rapporto tra ecologia e politica.
Ieri il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha giustamente rimarcato che la natura presenta poi il conto se non si fa prevenzione ed ha fatto esplicitamente riferimento a certo “ambientalismo da salotto” che ha rovinato l’ambiente e l’Italia.
Nulla di più vero.
L’ambientalismo radical chic è quello che ha imperversato (e imperversa tuttora) per anni ed era figlio del politically correct mondialista che amava sfruttare tematiche ambientali, il cosiddetto Greenwashing, per sfruttare il marketing ambientale.
Ed ecco allora che ad un certo punto non si è potuto fare letteralmente più nulla perché una sorta di anarchia ecologica ha preso il posto di un dibattito intelligente e informato. E così abbiamo visto nascere comitati “No Tutto” utilizzati unicamente non solo per bloccare le Infrastrutture, ma anche, e soprattutto, per bloccare quelle azioni ambientali atte a mettere in sicurezza.
Se non si può tagliare un albero e non si può dragare un fiume, come ha fatto appunto notare Salvini, poi le conseguenze non possono non esserci.
Si pensi anche all’eolico che ha subito e subisce l’ostracismo di certa parte di ambientalismo sconsiderato che si alimenta di estremismi e di “populismo verde”.
In questo il Pd, come partito che ha governato per decenni ha avuto comunque una responsabilità notevole.
Basti pensare, solo per restare ai tempi recenti, al rapporto molto contrastato tra Matteo Renzi, allora segretario del Partito Democratico e l’ala ambientalista del suo stesso partito, gli EcoDem. Si pensi alla nomina del ministro Gian Luca Galletti che esordì parlando di nucleare e che in diversi anni di permanenza al dicastero ambientale è stato contestato spesso dalle stesse organizzazioni ambientaliste e che sarà ricordato solo per non essere riuscito a rinnovare la Commissione di Impatto Ambientale (VIA) del suo ministero che sta lì da quasi un decennio, dai tempi della Stefania Prestigiacomo ministro. Una commissione di cui la stampa si è spesso occupata a causa dei suoi conflitti di interessi di alcuni suoi membri
http://www.giuseppevatinno.it/wordpress/?p=3069
Renzi non si è mai interessato dell’ambientalismo (come del resto Barack Obama) se non per ricordarsene poi in campagna elettorale per prendere voti. E ne è prova la diatriba che spesso lo ha visto opposto ad Ermete Realacci del suo stesso partito che a sua volta, ha avuto per molti anni la possibilità di cambiare veramente le cose dal suo ruolo di presidente della Commissione Ambiente alla Camera e non ha ottenuto risultati significativi, provocando a volte il malumore degli stessi ambientalisti.
In compenso, come detto, Renzi ha creato #ItaliaSicura guidata dal già citato Erasmo D’Angelis che ora parla di interventi non effettuati sul dissesto idrogeologico (ma lui dov’era?).
E poi ancora c’è stato il caso dell’ex deputato del Pd Alessandro Bratti diventato direttore generale di un Ente molto importante vigilato dal Ministero dell’Ambiente, l’Ispra. La nomina ha prodotto alcune polemiche:
a cui Bratti ha risposto così:
https://www.estense.com/?p=657196
Ma al di là di queste diatribe per i posti di potere, Salvini pare avere proprio centrato l’obiettivo quando ieri ha parlato di “ambientalismo da salotto” per indicare quello che si è prodotto in Italia. Un ambientalismo inficiato dalla politica più interessata a piazzare suoi uomini nei punti del potere ambientale che ad agire nel concreto affrontando e risolvendo un problema che in Italia è sempre stato il più importante a causa della sua specificità orografica: il dissesto idrogeologico.
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