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Politica
"Sanità, scelte calate dall'alto". I dubbi del sindaco Pd. Intervista

 

La nomina del neo commissario alla Sanità in Calabria Giuseppe Zuccatelli, deliberata dal Consiglio dei ministri appena sabato scorso, continua a far discutere. Se l’intenzione del governo era quella di correre subito ai ripari dopo la défaillance televisiva del generale Saverio Cotticelli, dimostratosi completamente ignaro delle responsabilità in capo a lui del piano regionale anti-Covid, l’effetto non è stato quello auspicato. E così, complice un video che inchioda Zuccatelli per le sue posizioni su contagi e uso delle mascherine, è partita subito, a tutti i livelli di governo, la gara a prenderne le distanze. Persino in seno all’esecutivo, infatti, si è levata una voce in dissenso, quella del sottosegretario al Mabact Anna Laura Orrico, del Movimento cinque stelle.  Anche a livello parlamentare non sono mancati i mugugni: il primo a farsi sentire, sempre via social network, è stato Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra italiana. Il deputato di Leu ha, infatti, scritto su Facebook: "Capisco tutto, l’urgenza, l’emergenza, la fretta e tutto il resto per trovare un nuovo commissario alla sanità della Calabria . Ma così non si può fare. Si intervenga subito". Mentre ieri dalle fila M5s il senatore calabrese e presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, in un video, ha fatto capire che si sta lavorando con il governo per una soluzione, “per una squadra che abbia al suo interno un nome che abbia chiarissimo il quadro”, con una chiara allusione, al fondatore di Emergency Gino Strada (che ha avuto con colloquio con il premier Giuseppe Conte).

Tuttavia, è sul territorio che la nomina di Zuccattelli è più mal digerita. E la ragione è una sola, come spiega in un’intervista ad Affaritaliani.it, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà: “Ai calabresi non piacciono le imposizioni e le scelte calate dall’alto”. Perché è proprio così che è stato vissuto l’avvicendamento Cotticelli-Zuccatelli. “Noi stiamo chiedendo che si apra una riflessione su questa nomina - ha detto il primo cittadino del Pd -. Siamo determinati ad andare avanti in questa nostra battaglia che continuerà pure a Roma, se necessario”.

Sindaco, quanto è preoccupato anche alla luce dell’inevitabile ritardo generato dall’avvicendamento tra i due commissari?
La situazione è preoccupante sotto tanti punti di vista. Lo è perché il virus corre, perché i contagi aumentano, perché le nostre strutture sanitarie non sono adeguate a reggere un’ondata di contagi e perché, appunto, chi di dovere non ha fatto quello che doveva per mettere il territorio nella condizione di reggere l’urto, attraverso l’aumento dei posti di terapia intensiva, le assunzione di medici e infermieri e l’apertura di ospedali Covid.

Veniamo al nodo della nomina del neo commissario. La toppa è stata peggiore del buco, secondo lei? Che idea si è fatto?
La spiegazione che mi son dato è semplice. La nomina è stata dettata dalla volontà del presidente del Consiglio di sostituire immediatamente il precedente commissario.

C’è chi sostiene che quella di Zuccatelli non sia altro che una scelta tutta e solo politica. Dica la verità, ha anche lei questo sospetto?
Questo non lo so, non ho le prove per sostenerlo. Mi auguro che il metodo non sia stato questo. La Calabria ha bisogno di competenza, professionalità, passione e onestà. Tutte doti necessarie per ricoprire un incarico delicato come quello di commissario alla sanità. E voglio sperare che siano stati questi i soli criteri alla base della decisione.

Comunque, la decisione finale non le è piaciuta.
Noi non discutiamo il nome del commissario, ma il metodo. Poche ore prima della nomina di Zuccatelli, infatti, insieme agli altri 97 sindaci della città metropolitana di Reggio Calabria avevamo stilato e firmato un documento che abbiamo consegnato al prefetto perché fosse recapitato al presidente del Consiglio. E in quel documento chiedevamo appunto che la nomina del nuovo commissario fosse condivisa e concertata anche con sindaci. Con chi, cioè, il territorio lo rappresenta e lo conosce.

Una richiesta caduta nel vuoto, visto che la sera stessa è arrivata la nomina.
Il modo in cui si è proceduto per ovviare alla situazione che si era creata con il generale Cotticelli è stato vissuto come una decisione calata dall’alto. E noi non vogliamo essere esautorati dalla discussione, non vogliamo scelte calate dall’alto. Ai calabresi non piacciono le imposizioni.

Ha sentito qualcuno del governo?
Nessuno in particolare. Ma noi sindaci abbiamo fatto sentire forte la nostra voce. Ci tengo, però, a chiarire un aspetto.

Quale?
Questa è una partita che giochiamo da rappresentanti istituzionali, è una partita scevra da colori politici o interessi di partito perché i sindaci rappresentano i territori. E sul diritto alla salute dei cittadini non possono e non devono esserci divisioni. Quello che stiamo chiedendo, dunque, è che si apra una riflessione.

Ieri il senatore calabrese Nicola Morra, senza mai citarlo espressamente, ha fatto allusione a una personalità come quella di Gino Strada. Come vedrebbe il fondatore di Emergency in soccorso della Calabria?
Gino Strada è un medico ed è una personalità importante. Ma, ancora una volta, il problema è il metodo e non i nomi. Serve discussione e concertazione. Occorre confrontarsi e non perché un sindaco abbia elementi per dire no a questa o quella proposta.

E allora perché?
Ma perché sul territorio ci siamo noi. Siamo noi spesso e volentieri il parafulmine a critiche e problemi. Avere gli elementi anche solo per spiegare cosa accade ai nostri cittadini è fondamentale. E, invece, della sinergia istituzionale, di cui tanto si parla, poi all’atto pratico non c’è traccia. E’ solo una locuzione abusata.

Cosa avete chiesto in quel documento consegnato al prefetto?
Abbiamo chiesto che Conte e tutto il Consiglio dei ministri vengano a Reggio Calabria perché è qui che è stato fatto il decreto Calabria e d è giusto che pure le altre decisioni che riguardano il nostro territorio, a cominciare dalla nomina del nuovo commissario, vengano prese qui.

Ma crede davvero che ci sia spazio e tempo per rivedere le scelte fatte?
Non lo so. Quello che so è che lo spazio si accorcia sempre di più rispetto alle necessità e urgenze da fronteggiare qui in Calabria. Non c’è tempo da perdere per colmare i ritardi di ciò che doveva essere già stato fatto. Se non si interviene subito, non solo questa regione non uscirà dalla zona rossa, ma non sarà neppure in grado di affrontare una eventuale nuova ondata epidemica.

E sul fronte commissariale, invece, il tempo ci sarebbe per riaprire i giochi?
La nostra battaglia continuerà, anche a Roma se serve. Già questo pomeriggio abbiamo un incontro a Lamezia con gli altri sindaci dei comuni capoluogo per condividere il nostro documento a livello regionale.

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    calabria sanità





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