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Santanchè, i 2,7 mln da restituire a Invitalia e "tanto la sfiducia non passa"

di redazione politica

La ministra e le indagini sul fallimento: l'Inps potrebbe salvarla dalle accuse sulla Cig Covid

Caso Santanchè, le certezze della ministra e il "ponte" dei parlamentari

Il caso Santanchè continua a tenere banco non solo per gli attacchi dell'opposizione ma anche per le fibrillazioni all'interno della maggioranza. La ministra del turismo andrà giovedì prossimo in Parlamento a rispondere alle accuse su Visibilia e Ki Group. Secondo il Corriere della Sera la ministra non ha paura dell’audizione a Palazzo Madama. Né di un eventuale voto, visto che una sfiducia "non passerebbe mai". E finirebbe anche per ricompattare la maggioranza. Dove Lega e Forza Italia mantengono la pressione nei suoi confronti. "Non ho processi, non ho condanne, davvero non capisco questo accanimento contro di me", dice lei. Il confronto non andrà in scena questa settimana, spiega il quotidiano, perché questo giovedì si festeggia San Pietro e Paolo e quindi molti parlamentari faranno "ponte". Matteo Salvini ha chiamato intanto la ministra per esprimerle "stima e vicinanza".

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"Non vedo l’ora di essere sui banchi del Senato", avrebbe detto lei ai colleghi di partito e coalizione. "Non ho nulla da nascondere. Spiegherò punto per punto", ha promesso la ministra alla premier Giorgia Meloni. Ribadendole di non aver ricevuto avvisi di garanzia. Intanto però c’è da spiegare il caso del dipendente di Visibilia in cassa integrazione Covid. E che è stato anche assistente della stessa Santanchè e poi di Ignazio La Russa dal 2018 al 2021. L’azienda ritiene di aver chiuso i problemi con lui inviandogli una busta paga con arretrati per 37 mila euro. Ma rimane la questione delle certificazioni inviate all’Inps. Che possono avere rilevanza penale. Mentre lei ha una risposta anche per i 2,7 milioni di prestito da restituire a Invitalia: "Non devono chiedere a me. Io ho solo il 5% di Ki Group". Mentre sul fondo degli Emirati Arabi Uniti che ha finanziato Visibilia con 3 milioni "non ci sono ombre. Negma ha comprato azioni della società". L'Inps potrebbe salvarla dalle accuse sulla Cig Covid.

Caso Santanchè, la doppia beffa per i dipendenti col fondo Negma

Le società, in grave crisi di liquidità, - si legge su startmag - sono finite nell’orbita del fondo arabo Negma Group Ltd, dislocato a Dubai e domiciliato in un paradiso off shore. I risultati, però, non sono stati profittevoli per le aziende, i valori dei titoli di entrambi sono precipitati causando danni ai dipendenti delle aziende e agli azionisti. L’intervento in veste di finanziatore del fondo Negma prevedeva l’erogazione di prestiti obbligazionari convertibili cum warrant che le aziende in difficoltà hanno sottoscritto. Il fondo Negma ha convertito le obbligazioni in azioni delle società finanziate, le stesse venivano poi vendute sul mercato. L’affare era tutto per Negma dato che la conversione avveniva a prezzi scontati rispetto ai valori di mercato e dalla vendita in borsa Negma ci ricavava una plusvalenza.