Politica

Schlein in ripresa, Meloni in calo: l'inutile ossessione per i sondaggi

di Vincenzo Caccioppoli

De Gasperi amava ripetere che "un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione"

Ed è proprio questo che può portare i politici ad agire spinti da ragioni differenti da quelli che dovrebbero invece motivare l’azione politica, soprattutto se ricoprono ruoli di governo. Chi governa ( ma anche nel rispettivo ruolo chi sta all’opposizione) dovrebbe farlo senza la necessità e l’affanno derivanti dalla rincorsa affannosa al consenso. Questo dovrebbe essere la conseguenza dell'azione politica e non viceversa. Purtroppo questo troppo spesso non è avvenuto, soprattutto da quando sulla scena politica è apparso Silvio Berlusconi, che è stato il vero mentore dei sondaggi e della politica spettacolo, basata sugli slogan e sulle frasi e le azioni ad effetto. Ma alla lunga, senza scomodare gli statisti di de gasperiana memoria, questo tipo di atteggiamento non può che ritorcersi contro chi lo pratica

Gli esempi in questi anni si sprecano, a cominciare dall' exploit di Matteo Renzi nel 2014 con il Pd, fino a quello della Lega di Salvini nel 2018-2019, per arrivare a quello della nascita e della crescita del movimento dei grillini. Tutti casi che dimostrano ampiamente come governare guardando al facile consenso e ai movimenti dei sondaggi ( i 5 stelle sono state una grande operazioni di marketing del guru del settore Gianroberto Casaleggio supportato da un comico, Beppe Grillo, abilissimo a sfruttare sempre il tema caldo del momento per costruire una carriera ) portano inevitabilmente ad un cortocircuito che fa perdere il contatto con quella che è la realtà che ci circonda, e che spesso come il successo da alla testa ma è effimero.

Giorgia Meloni, e questo bisogna certamente dargliene atto, ha preso provvedimenti e decisioni a volte scomode, come quella sulle accise sui carburanti, che certamente ha rappresentato un primo stop della crescita senza sosta nei sondaggi, così come tutta l'architrave della legge di bilancio, in cui per la prima volta non si è assistito al classico assalto della diligenza, che portava i politici a cercare di afferrare al volo un capitolo di spesa per far contento il suo bacino elettorale di riferimento