Politica

Tommaso Cerno parla di Berlusconi ma non si capisce quello che dice

Di Giuseppe Vatinno

Il mistero della “Collina” di De André

E allora lui continua: “E per quelli come me che sono figli dell’Espresso dove origina tutta la storia del giornalismo di opposizione da cui nasce lo stesso Fatto Quotidiano e devo dire che per me è stato un avversario straordinario… Quindi anche per chi ha fatto di Berlusconi il narratore del male… in qualche maniera c’è stata una simbiosi (sic). Ora l’Italia deve domandarsi se berlusconismo e antiberlusconismo siano cose così diverse…”. La Panella, poverina, si rabbuia ancora di più. Vuole capire, ma l’insalata di parole è totale. Ed anche i telespettatori romanofoni si domandano: “Ma che sta a dì?

Ma “il figlio de l’Espresso” non molla: “Bisogna capire dove il fronte dell’opposizione il fronte degli avversari è stato così separato da lui, così terzo (sic) e dove invece era una derivata di questo grande momento che è stato il berlusconismo italiano durato decenni che porta con se qualcosa che resterà, io non so se resterà Forza Italia ma certamente resteranno tante cose di Berlusconi, la stessa sinistra …”.

Il pubblico è al ko tecnico. Implora pietà. I più dotti tentano di ravvisare qualche nesso logico nel concetto di “derivata”, magari, pensano che Cerno abbia studiato analisi matematica e vuole utilizzare la derivata e gli integrali per costruire un’altra astrusa metafora come quella della collina. A questo punto, fortunatamente, la Panella lo stoppa e lo sfuma mentre lui ancora si avvoltola nelle parole.