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Politica
Ue, Meloni isolata dopo l'ok al bis di Ursula von der Leyen. Strada in salita per Fitto
Giorgia Meloni  -   Von der Leyen

Meloni isolata a Bruxelles e a Roma anche ma non solo per le posizioni contrapposte di Tajani e Salvini

Giorgia Meloni in mezzo al guado. Sempre più isolata e debole, in Europa e in Italia. Il via libera del Parlamento europeo al bis di Ursula von der Leyen con 401 voti a favore lascia la presidente del Consiglio in un angolo. Non perché si fosse espressa per il no, come ha fatto con parole forti e scontate la Lega di Matteo Salvini, ma perché la premier ha ora meno forza nella trattativa sul commissario italiano.

La presidente rieletta dell'esecutivo Ue ha fatto nel suo discorso moltissime aperture ai Verdi e proprio dagli ambientalisti è arrivato il via libera decisivo a Ursula. La maggioranza necessaria era di 360 voti e, considerando anche i Verdi, ci sono stati almeno 45-50 franchi tiratori probabilmente sia tra le fila del Ppe, sia nei socialisti sia nei liberali.

Leggi anche/ Von der Leyen riconfermata alla guida della Commissione Ue con 401 voti: FdI vota contro - Affaritaliani.it

Ovviamente essendoci il segreto nessuno di Fratelli d'Italia dirà mai se ha votato a favore o contro Von der Leyen, anche ufficialmente FdI ha annunciato di aver votato contro. "La delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento Ue ha votato contro la conferma della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen", ha annunciato dopo il voto della plenaria il capo delegazione Carlo Fidanza, spiegando che "la decisione è stata presa in coordinamento con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni". Tra le motivazioni citate l'appoggio dei Verdi a von der Leyen.

D'altronde la cartina di tornasole erano state le parole durante il dibattito in Aula del co-presidente dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), Nicola Procaccini (FdI) il quale aveva affermato: "Voglio deludere subito chi si aspetta un'indicazione di voto da parte dell'Ecr. Il nostro gruppo parlamentare è composto da partiti che non rinunciano alle loro prerogative nazionali.

E ognuno si esprimerà sulla base del proprio interesse nazionale. Noi siamo conservatori perché difendiamo i valori che hanno forgiato l'Europa, oltre che l'intera civiltà occidentale. Ma siamo conservatori anche perché, a differenza di altri, difendiamo i trattati istitutivi dell'Unione europea. Dove è scritto che la scelta sulla presidenza della Commissione, 'tenuto conto del risultato delle elezioni europee', appartiene ai governi nazionali, e la sua ratifica al Parlamento". Però dopo l'esito della votazione Procaccini ha sottolineato di voler avere un approccio "costruttuvo" con la nuova Commissione e la sua presidente.

Parole criptiche che da un lato celano le divisioni in Ecr, e non sono certo una novità, e dall'altro nascondono anche le lacerazioni nella stessa Fratelli d'Italia. Nessuno può saperlo e nessuno mai lo dirà, ma è possibile immaginare che qualcuno dei 24 eurodeputati di FdI abbia votato sì al bis di Ursula, nonostante le parole di Fidanza. Non tanto per convinzione politica, nonostante le timide aperture della presidente su "una nuova fase nella lotta all'immigrazione clandestina" e su un commissario per il Mediterraneo, ma per permettere alla premier di poter dire nei colloqui riservati a Von der Leyen che una parte non marginale dei suoi ha votato sì e che visti i franchi tiratori, molti presumibilmente nel Ppe, sono stati importanti numericamente anche se non decisivi per l'esito finale della votazione.

Il tutto per strappare, ovviamente, una delega per Raffaele Fitto. L'obiettivo di Meloni sarebbe la concorrenza o il Pnrr ma stando ai numeri e alla maggioranza all'Eurocamera l'ipotesi è altamente improbabile. Così come quella che l'attuale ministro degli affari europei e del Pnrr possa diventare vicepresidente della Commissione. Quel ruolo spetterà a esponenti dei socialisti e democratici e dei liberali. Per Fitto ci sarà un ruolo di commissario, l'Italia è comunque il terzo Paese dell'Unione dietro Germania e Francia, ma non di primissimo piano. E a indebolire Meloni nella trattativa con Ursula ci sono anche le palesi e profonde divisioni nella maggioranza di Centrodestra.

Da un lato Antonio Tajani, segretario di Forza Italia e membro del Ppe convintissimo sul bis a Ursula, dall'altro la Lega di Salvini durissima contro Von der Leyen e alleata dell'ungherese Orban attaccato proprio dalla rieletta presidente nel suo discorso ufficiale. Questa divisione nazionale e la posizione imbarazzata e non chiara in Europa, preannunciata da Procaccini, sono la plastica dimostrazione di quanto Meloni sia isolata e debole, tanto a Bruxelles quanto a Roma.

Ora non sarà facile andare avanti e il vero banco di prova per il governo sarà la difficilissima Legge di Bilancio per il 2025, considerando che 12 miliardi di euro serviranno per rientrare dallo sforamento dei parametri del nuovo Patto di Stabilità che l'Italia ha votato in Europa ma che la sua maggioranza ha bocciato a Roma. Appunto, Meloni equilibrista, isolata, debole e con una maggioranza frammentata e un gruppo Ue e un partito diviso all'Europarlamento. Anche perché, ragionano nella Lega con sarcasmo, anche se tutti e 24 gli eurodeputati di FdI avessero votato sì al bis di Ursula non risulterebbero determinanti e questo indebolisce notevolmente la premier.






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