Politica
Valeria Fedeli, il Pd non fa prigionieri: fuori un'altra senatrice
La ministra rossa, in tutti sensi, prende mestamente ed acidamente contezza che è stata, come si dice in gergo, trombata
Elezioni, ecco il mesto addio della ex ministra con tanto di autocelebrazione per i posteri
Qualche ora fa un post su Facebook della senatrice Pd ed ex ministra ed ex sindcalista CGIL Valeria Fedeli ha provocato caroselli di auto e festeggiamenti in tutta Italia. Finalmente la ministra rossa, in tutti sensi, prende mestamente ed acidamente contezza che è stata, come si dice in gergo, trombata e il Pd l’ha finalmente fatta fuori.
Ecco l’inizio del mesto addio della ex ministra con tanto di autocelebrazione per i posteri: “Come avrete visto, non sono candidata al prossimo Parlamento. Proseguirò il mio impegno politico sul territorio, per continuare a cercare soluzioni che migliorino la vita delle persone, in particolare delle donne e dei giovani. È quello che ho sempre fatto, prima come sindacalista, poi nell’attività parlamentare e di governo.Ho trascorso quasi tutta la mia esperienza lavorativa in Cgil, iniziando a Milano in rappresentanza delle maestre d’asilo, poi nella funzione pubblica, a Roma, fino ad occuparmi di tessile e made in Italy anche a livello europeo”.
E poi ancora si gingilla perché un sindacalista –come il diamante- “è per sempre”. Sacerdos in aeternum: “Come mi è più volte capitato di ricordare, non si smette mai di essere sindacalista: l’attenzione alle donne e agli uomini che lavorano, il dialogo sociale e l’impegno per gli altri nell’interesse generale del Paese costituiscono un abito, se indossato con convinzione e passione, che non può più essere tolto, diviene una sorta di seconda pelle”.
Eletta una prima volta senatrice nelle politiche del 2013 come capolista Pd in Toscana, quindi blindatissima, appena nominata ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca (governo Gentiloni), fu al centro di una aspra polemica con Mario Adinolfi che affermò che la ministra non aveva una vera e propria laurea in scienze sociali. In seguito Adinolfi disse che non aveva neppure un vero e proprio diploma di scuola secondaria superiore, ma solo la terza media.
In ogni caso, per toglierci ogni dubbio, in un Paese alla rovescia come il nostro, fu fatta ministro proprio dell’istruzione, a dimostrazione della potenza di fuoco di cui godono ancora i sindacalisti in Italia. Non da ultimo il caso delle candidature Susanna Camusso e Annamaria Furlan nel Pd sta a dimostrarlo.
Nel 2018 è rieletta senatrice, come debito di riconoscenza per il lustro portato al partito di provenienza. La polemica di Adinolfi era stata prontamente dimenticata perché in Italia si fa così.
Da brava sindacalista nel 2018 entra poi nel CdA della Fondazione Gianni Agnelli perché il “nemico”, cioè il perfido capitalista, bisogna conoscerlo da vicino, un po’ come quei preti che si vedono i film porno per conoscere il peccato, o almeno così dicono. Ci occupammo di lei già qualche anno fa (leggi qui l'articolo).
Ora potrà finalmente con calma frequentare i paludati drappeggi della Fondazione Agnelli, degustando tartine al salmone con il pensiero fisso a coloro che questi sfizi non se li possono proprio togliere perché magari fanno gli operai e non arrivano a fine mese. Ed allora un lacrimone le imperlerà la faccia, sarà un solo momento, the show must go on, e lei da fedele soldatessa del proletariato continuerà a commuoversi per le brutture del mondo.