Politica

Voto in Europa su armi e Difesa, il Pd di fronte a un'altra sfida: ecco come rischia di spaccarsi 

Si attende un nuovo voto a Bruxelles che potrebbe mettere in grande imbarazzo la delegazione del partito a Bruxelles

di Vincenzo Caccioppoli

Voto in Europa su armi e Difesa, il Pd di fronte a un'altra sfida: ecco come rischia di spaccarsi. Analisi 

Le telefonate sono state febbrili tra il Nazareno e Strasburgo, dove questa mattina si attende un voto, che potrebbe mettere nuovamente in grande imbarazzo la delegazione del partito a Bruxelles. Sulla Relazione annuale sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune, messa a punto da socialisti, liberali e popolari, infatti sono compresi alcuni emendamenti, che la segreteria del Nazareno vorrebbe far bocciare dalla sua delegazione europea.

Le telefonate, che dicono siano state febbrili fino a tarda notte, volevano proprio evitare un’altra figuraccia internazionale, come quelle del 13 marzo. Quando la segretaria ha rischiato di essere messa sotto dai suoi eurodeputati sul voto al “Riarmo europeo” (pericolo scampato per un solo voto). Stamattina è prevista una nuova riunione della delegazione dei democratici italiani per fare il punto definitivo, ma ieri si prevedeva una novità di non poco conto negli equilibri interni: Stefano Bonaccini e Antonio Decaro, che nella precedente votazione avevano votato sì, questa volta potrebbero votare no. Il risultato dovrebbe quindi essere di tredici contrari e otto favorevoli.

Ma il condizionale, quando si parla di democratici, ormai è diventato quasi d’obbligo, anche perché, come dicono autorevoli fonti del partito a Strasburgo, il malcontento tra la delegazione dem al parlamento europeo verso la linea di politica estera, intrapresa dalla Schlein, sta montando di giorno in giorno. Bonaccini e Decaro hanno spiegato che, in questa fase, non è opportuno mettere in difficoltà la segretaria, e per questo vorrebbero esprimere un voto in linea con l’indicazione di Schlein, che ieri si è detta non favorevole. Ma sotto sotto, qualcuno fa intendere che in realtà questa dichiarazione nasconde un messaggio subliminale verso la stessa Schlein.

Come dire che in Europa c’è una parte del partito che rischia di andare per conto suo e di votare solo secondo coscienza e senza ascoltare troppo quello che viene impartito dalla direzione del partito a Roma. Decaro e Zingaretti in altre parole pubblicamente, per evitare speculazioni, vogliono dare un segnale distensivo nei confronti della Schlein, ma chi era presente alla riunione di delegazione, li ha definiti furiosi contro la segretaria che sembra sempre più in balìa di Giuseppe Conte, che non a caso provocatoriamente l’ha invitata alla manifestazione del 5 aprile contro il riarmo europeo.

Anche perché, se il Pd seguisse la linea del no sul voto (ma è probabile che 7 o 8 eurodeputati voteranno per il sì) si isolerebbe ancora una volta da quella che è linea del Pse europeo, deciso a votare compatto per il sì, come già fatto il 13 marzo scorso. Intanto ieri i democratici si sono distinti per un voto contrario ad una risoluzione su Egitto, con all’interno un chiaro riferimento al Piano Mattei, che il governo Meloni sta da tempo promuovendo anche in Europa, come piano di sviluppo da adottare per le economie africane. Il provvedimento passato a gran maggioranza ha avuto il voto compatto contrario della delegazione democratica, così come quella dei Cinque Stelle e di Av.

Non certo una grande dimostrazione di spirito patriottico, si potrebbe dire, dal momento che molti paesi europei sembrano vedere nella politica migratoria del governo italiano un modello da seguire. "Ancora una volta gli europarlamentari di Elly Schlein, pur di non ammettere il valore dell'azione del governo Meloni verso l'Africa attraverso il Piano Mattei, boicottano tutte le iniziative volte a cambiare approccio sull'immigrazione e sullo sviluppo dei Paesi di origine e transito", hanno scritto in una nota Nicola Procaccini copresidente Ecr e Carlo Fidanza capo delegazione del partito Fdi a Strasburgo.

Insomma, l’Europa sta facendo emergere chiaramente le spaccature che esistono all’interno del partito democratico. Ed è proprio in Europa che sono stati “esiliati” i più pericolosi potenziali rivali della segretaria. Perché come dice un‘altra fonte autorevole, Gentiloni, che molti vorrebbero candidato alla segreteria, avrebbe fatto già sapere in maniera informale di non essere affatto disponibile ad un altro giro di “giostra”.