Politica
Zelensky è un manipolatore invidioso: vendetta su Meloni e Italia per Sanremo
Il leader ucraino è l’ostacolo più grosso nel processo di pace. Se non ci fosse stato lui infatti le cose si sarebbero già risolte da tempo
Zelensky è attualmente l’ostacolo più grosso nel processo di pace. Se non ci fosse stato lui infatti le cose si sarebbero già risolte da tempo e il mondo potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Invece no. Lui è un rissoso, irascibile, invidioso, scaltro di una furbizia contadina e muove tutti come se fossero suoi pupazzetti. È il nuovo Signore del Mondo. Comunicatore sfrontato, non si è più tolto la maglietta militare che indossa da quasi un anno, dall’inizio della guerra. Si prezzemola in ogni evento televisivo di successo e se lo rifiutano gli dice che sono filo – Putin.
Ha più volte cercato di coinvolgere con la forza il resto del mondo in una guerra che non interessa a nessuno essendo una questione privata tra russi per passati regali sovietici, cioè la Crimea. Ha cercato in ogni modo di spaventare i suoi alleati facendo leva su una possibile Terza Guerra mondiale nucleare che ad un certo punto l’ha auspicata per il resto del mondo.
Zelensky il "manipolatore invidioso". L'affaire Meloni-Macron? Una vendetta per Sanremo
Zelensky è solo un furbo, scaltro imprenditore di se stesso, che ha capito che la politica non solo lo poteva salvare da una condanna per corruzione certa ma gli poteva dare potere e ricchezza imperitura. L’Occidente guidato dal debole e confuso, nonché anziano, Joe Biden ne ha subito l’influenza mediatica ed ora non ce lo leviamo più di torno. Prima della Seconda Guerra Mondiale si diceva “Morire per Danzica?”, facendo riferimento alla città polacca contesa dalla Germania nazista, ora si dovrebbe dire “Morire per Kiev?” e la risposta dovrebbe essere un chiaro e limpido “ma anche no”.
Zelensky conosce benissimo i punti deboli, il ventre mollo, della democrazia occidentale e lì agisce con premeditazione. Giorgia Meloni fino a un anno e mezzo fa era sovranista, molto amica del presidente ungherese Viktor Orbán nemico giurato di Zelensky. Salvini era di casa sulla Piazza Rossa e girava con le famose magliette con scritte pro Putin mentre Silvio Berlusconi era ed è amico intimo del leader russo.
Quindi cosa è successo? Semplicemente la Meloni sa benissimo che in Italia non si governa senza il beneplacito di Washington e Bruxelles sempre pronti ad infilzarla per il suo passato “fascista” e così si è adeguata. È restata saggiamente fuori dalla scorsa legislatura, mentre i due alleati facevano compromessi e poi si è presa tutto il banco. Una brava giocatrice di scacchi e poker. Quindi, dall’inizio della guerra, Fratelli d’Italia è stato l’alleato più forte ed intransigente di Zelensky, con l’anomalia di una Meloni che votava con il Pd, Cinque Stelle e Draghi anche se era all’opposizione.