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Tra nodi legali, politici ed economici: il calcio italiano all'ultimo stadio
L'Udinese minaccia di lasciare la Dacia Arena dopo i rilievi dell'Anac, mentre a Roma e Milano regna l'incertezza. La maggior parte degli impianti è obsoleta
San Siro: un progetto in stallo, tra questioni green e dubbi finanziari
Tanto “calda” quanto quella romana potrebbe essere la situazione milanese, che sta dividendo la cittadinanza tra chi è favorevole al progetto congiunto di Milan e Inter per la costruzione di un nuovo impianto e chi invece ritiene che il vecchio Meazza possa essere ristrutturato, ma certamente non abbattuto. Il fatto che ancora non lo sia, sebbene il progetto sia stato reso pubblico da oltre un anno, dipende soprattutto dalla particolare situazione politica della città. Beppe Sala al momento non ha un avversario nel centrodestra, che annaspa tra varie ipotesi, e deve soprattutto guardarsi dall’opposizione interna: sia nel Pd che nelle forze alla sua sinistra si contano numerosi malpancisti. Le criticità emerse sono soprattutto due: il tema ambientale e la situazione economica dei due club. Anche chi non è pregiudizialmente contrario a un nuovo stadio alza il sopracciglio di fronte alle cubature che, ai sensi della legge nazionale sugli stadi, sarebbero concessi ai costruttori. L’impianto in quanto tale è quindi solo un “di cui” di un progetto edificatorio molto più esteso e che presuppone scelte non banali sul futuro della città. In merito alla situazione di Milan e Inter, entrambe coinvolte nel vituperato progetto della Superlega, sono emerse ragioni che hanno indotto il Sindaco a chiedere maggiori garanzie. Anche in questo caso si è registrata la minaccia di emigrare fuori porta (Sesto San Giovanni accoglierebbe le squadre a braccia aperte), ma Sala resta sulla sua posizione: "Io sono sempre pronto al dialogo, certo è che sono stato svillaneggiato dall'Inter solo perché mi sono permesso di chiedere garanzie prima di affidare dei lavori da un miliardo e 200 milioni su terreni nostri, e forse qualche ragione ce l'avevo. La vita è fatta, a volte, di dissidi, io sono pronto a riascoltarli perché questo è il mio dovere", ha concluso il primo cittadino milanese, che da acceso tifoso interista probabilmente non si aspettava uno scontro con il club oggi diretto da Zhang.
Il modello-Juventus e il ground-sharing
L’Allianz Stadium di Torino è da tutti considerato un benchmark. Inaugurato nella stagione 2011/12, ha portato molta fortuna alla Juventus, che vi ha vinto tutti e nove i primi campionati qui disputati, fino all’ultima stagione, nella quale si è dovuta accontentare del quarto posto. Inoltre, non è banale il fatto che lo stadio sia solamente dei bianconeri, mentre i “cugini” del Torino utilizzano il vecchio Comunale, poi ribattezzato Olimpico e oggi Grande Torino: la condivisione dello stadio da parte di due squadre della stessa città è un’anomalia italiana, mentre all’estero è assolutamente normale che ci siano più impianti, ognuno gestito sette giorni su sette dal rispettivo club, per sfruttarli al meglio sul piano commerciale. Non tutto è oro quello che luccica: nel suo report 2021 Brand Finance ha registrato il sorpasso di San Siro sull’Allianz Stadium in termini di Venue Performance Rating, un sistema che valuta gli stadi in relazione a ricavi, risultati e reputazione. Nelle prime posizioni - guarda caso - non ci sono stadi italiani. Gli unici due in classifica sono appunto quello di Milano, al 38° posto, il quale sorpassa l’Allianz Stadium, solo 42°. Per il resto, è buio pesto.
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