Sport

Gli Europei? Li ha già vinti l'Atalanta: è una fabbrica di campioni e di soldi

Di Lorenzo Zacchetti

Record storico per la società bergamasca, che si affianca a grandi nomi come Real e Barcellona. I segreti del miracolo nerazzurro: vincere, coi conti in ordine

Una fabbrica di campioni

Oculatezza, certo, ma soprattutto competenza. É questo il segreto (per nulla nascosto) del successo dell'Atalanta. Una società che nel corso della sua storia si è fatta un vanto della capacità di produrre talenti, da Gaetano Scirea a Roberto Donadoni, in anni più recenti ha valorizzato numerosi giocatori che hanno prodotto plusvalenze sostanziose e soprattutto reali, mentre altri hanno fatto ricorso a discutibili alchimie di bilancio. Qualche esempio? La cessione di Andrea Conti al Milan, nel 2017, ha realizzato una plusvalenza di 24 milioni, seguita dai 20 milioni generati dal passaggio di Roberto Gagliardini all'Inter (2018) e dai 14,8 legati al trasferimento di Mattia Caldara alla Juve (2017). La lista continua a lungo e, si potrà obiettare, contiene anche diversi nomi che lontano da Bergamo non hanno poi tenuto fede alle attese di chi li ha acquistati: certo, ma questo non fa che confermare come l'Atalanta sia un'isola felice che permette di esprimersi al meglio delle proprie potenzialità. Il meccanismo quasi perfetto di Gasperini è riuscito a fare a meno anche dei suoi elementi migliori: prima Josip Ilicic, ostacolato da gravi problemi personali quando per lui si parlava addirittura di Pallone d'Oro, e poi il “Papu” Gomez, ceduto per problemi di rapporto con il tecnico. Si dice, a tale proposito, che la gestione dei “big” sia l'unico vero difetto di Gasperini, ma in fondo manca la controprova: prima di approdare all'Atalanta, la sua unica esperienza alla guida di una grande è stata all'Inter nel 2011, ma la squadra era in fase calante dopo l'inebriante Triplete conquistato da Josè Mourinho.

Gli eroi dell'Europeo? Pagati a prezzo di saldo

Nel frattempo, l'Atalanta ha continuato a dare brillante prova di capacità di scouting e valorizzazione dei giocatori. Un caso eclatante è quello di Pessina, che agli Europei non doveva nemmeno andare e che ha già firmato due gol: l'Atalanta lo ha preso dal Milan per un solo milione, nel 2015, e oggi vale almeno 30 volte tanto (a stare bassi). Ancora più stupefacente la crescita di valore di Gosens, preso nel 2017 dagli olandesi dell'Heracles Almelo per poco più di un milione e oggi ben sopra i 40. L'italo-brasiliano Rafael Toloi è stato acquistato nel 2015 dalla Roma per 3,8 milioni e oggi ne vale quasi il triplo. Lo svedese Dejan Kulusevski è passato dai 4 milioni del 2016 ai 41 per i quali è stato rivenduto alla Juve. Tutti in plusvalenza i 25 milioni pagati dal Manchester United per Amad Diallo, cresciuto nel mitico settore giovanile bergamasco. Remo Freuler, impegnato a Euro 2020 con la sua Svizzera, nel 2016 è costato appena due milioni, mentre oggi non si muoverebbe per meno di 25. Sempre che l'Atalanta voglia privarsene, perché dopo tre stagioni sul podio e con l'esperienza accumulata da diversi nerazzurri a livello internazionale, puntare allo Scudetto non sarebbe certo utopia. Con tanti saluti ai ricconi che vogliono farsi la loro Superlega.