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Juve, Arrivabene: "Lì sono tutti esperti a fare i trucchetti". Intercettazioni
Per i pm si trattava di "manovre collettive, scientificamente utilizzate per puntellare i conti". Tutti i dirigenti sapevano, da John Elkann ad Andrea Agnelli
Juve, per i pm "dirigenti pienamente a conoscenza dei problemi"
Emergono nuovi dettagli sull'inchiesta che ha travolto la dirigenza della Juventus e per cui la Procura ha chiesto 13 rinvii a giudizio dei top manager del club bianconero, l'ex presidente Andrea Agnelli in testa. Nel registro degli indagati - si legge sul Corriere della Sera - compare anche il nuovo amministratore delegato Maurizio Arrivabene. "Lì ormai son diventati talmente esperti a fare i trucchetti", dice al telefono l’ad, parlando dell’area finanza Juve. Frasi «illuminanti», secondo i procuratori che coordinano l’inchiesta sui conti bianconeri. Dunque, non c’era solo la griffe dell'ex ds Fabio Paratici dietro l’abuso delle plusvalenze: "Si è trattato di una decisione aziendale complessiva, imposta e condivisa dai vertici», scrivono i magistrati, nella richiesta di misure (respinta dal gip a fine ottobre, per difetto di esigenze cautelari). «Non è che Paratici si svegliava la mattina e diceva: oggi voglio fare una bella plusvalenza!», sbottò lui stesso.
Juve, le manovre correttive per puntellare i conti. Una costante
Tutti sapevano — sottolinea la Procura — a partire - prosegue il Corriere - dal presidente bianconero: "Le “manovre correttive” in questione, tuttavia, sono “manovre illecite” e Agnelli è pienamente consapevole di questo". La situazione contabile del club arrivò anche all’orecchio di John Elkann (non indagato), con il quale Agnelli parlò al telefono: "L’azionista di maggioranza — commentano i pm — nelle persone del legale rappresentante Elkann o dei dirigenti di volta in volta interessati, appare pienamente a conoscenza delle problematiche finanziarie della Juventus e, soprattutto, delle manovre correttive. Secondo gli inquirenti, le plusvalenze furono scientemente utilizzare per puntellare i conti: «Le indagini condotte nonché quelle fatte dalla Consob hanno dimostrato in maniera chiara e incontrovertibile che, pur a fronte della stipula formale di due contratti separati (circostanza imposta dalle norme dell’ordinamento sportivo), le operazioni contestate sono “scambi”, permute a tutti gli effetti».