Nazionale, Tavecchio risponde a Ventura: "Dette tante falsità. Non si è mai dimesso"
Nazionale, Ventura: "Mondiali di Russia 2018? Non sarei andato mi ero dimesso ma.."
Nazionale, Tavecchio risponde a Ventura: "Dette tante falsità. Non si è mai dimesso"
Tavecchio risponde alle parole detta da Giampiero Ventura a Che Tempo che fa. L'ex presidente della Figc ha commentato a Sportitalia le dichiarazioni dell'ex commissario tecnico della nazionale italiana eliminata alle qualificazioni per i Mondiali di Russia 2018: "Quello che ho sentito ieri è allucinante, sono solo falsità, basta chiedere a Uva e Oriali. Contro la Macedonia non c'ero per impegni all'estero, ma Ventura mi ha sempre detto di voler fare un grande Mondiale". Tavecchio prosegue: "Non ha mai presentato le dimissioni, la sua dichiarazione non appartiene alla realtà dei fatti. Io con Ventura ho parlato sempre e solo di soldi e l'ho accontentato su tutto".
Nazionale, Ventura: "Mondiali di Russia? Non sarei andato mi ero dimesso ma.."
"E' la prima volta che appaio, fino a qualche tempo fa non potevo... E diro' la verita', solo la verita'". A parlare per la prima volta in tv dopo il suo addio alla Nazionale per la mancata qualificazione ai Mondiali e' l'ex ct azzurro Gian Piero Ventura. "Non c'e' un posto al mondo dove non si vedono i Mondiali. Li vedro' a casa mia, e visto come sono andate le cose vedro' solo la parte finale, cosi' evitero' di soffrire. Perche' per noi e' una sofferenza", spiega l'ex mister del Torino a 'Che tempo che fa' su RaiTre. Intervistato da Fabio Fazio, Ventura ripercorre quella che considera "una cicatrice enorme", l'avventura in azzurro che comincio' con il ko con la Francia per 3-1 in amichevoli ma prosegui' con i nove risultati positivi di fila (7 vittorie e 2 pareggi) nelle qualificazioni mondiali. Fino al 3-0 in Spagna, dove il 'giocattolo' si ruppe: "Lungi da me da scaricare le responsabilita' ad altri, le mie le prendo in toto, pero' e' corretto spiegare come sono andati i fatti. Negli sport di squadra, nel calcio, non c'e' mai una persona che vince o che perde. Quando siamo partiti (nel girone di qualificazione a 'Russia2018', ndr), lo scenario era chiaro: una si qualificava e noi non eravamo teste di serie. Arriviamo alla partita con la Spagna con uno score importante, imbattuti, primi in classifica. Due le possibilita': o batti la Spagna o vai agli spareggi. Perdiamo, loro sono piu' forti tecnicamente e fisicamente, pero' volevamo provare a vincerla".
"Difficile da capire e' cio' che succede dopo: un minuto dopo il fischio finale c'e' una violenza inaudita, tutti chiedevano le mie dimissioni. Era la prima sconfitta in un anno, con 12-13 giocatori che avevano fatto l'esordio: c'e' stata una delegittimazione esterna devastante nei miei confronti". La delegittimazione interna, cioe' della Federcalcio, a suo dire "c'era gia' stata: quando ho sposato il progetto, questo prevedeva la presenza di Marcello Lippi, campione del mondo, a supporto mio, come direttore tecnico, e insieme. Invece, Lippi non ha firmato, e' sparito il giorno dopo per motivi di regolamento riguardanti il figlio e sono rimasto senza rete. Ho fatto il doppio ruolo per un anno, poi a fine anno il presidente Tavecchio doveva ufficializzare la mia investitura come dt. Questo significava avere un po' di potere. Ma si e' ribaltato tutto, e' stato fatto un altro nome e all'interno della federazione sono stato delegittimato. Tavecchio? Mi aveva detto che aveva deciso di cambiare versione... E ha nominato Ulivieri. Perche' non me ne sono andato? L'ho pensato e me ne sono anche andato, ma ho fatto un errore, pensavo che bastasse avere la squadra, avevamo vinto sempre tranne che con la Spagna. Uno dei tanti errori commessi. Scelte tecniche sbagliate? Si' ma in quel contesto di delegittimazione le scelte non erano piu' tecniche ma le conseguenza del clima che si era creato".
"Ventura ammette anche di aver sbagliato "a non dimettermi dopo la vittoria con Isreele, perche' dopo 10' di gioco lo stadio fischiava la Nazionale italiana, cosa che non ricordo sia mai successo". Dimissioni che pero' ci furono: "L'ho fatto alla partita successiva con la Macedonia, mi sono dimesso, rimettendo il mandato ai dirigenti dicendo che era piu' giusto prendere chiunque altro per portare serenita'. C'erano tanti giovani e il clima era devastante. Le dimissioni non sono state accettate, ma avevo gia' ufficializzato al mio staff che dopo la partita con la Svezia, in caso di qualificazione, non sarei mai andato ai Mondiali per il bene della Nazionale. Era impossibile per me lavorare, chiunque sarebbe arrivato avrebbe potuto svolgere un lavoro migliore. Invece non l'ho fatto perche' sarebbe stato come ammettere che ero l'unico responsabile di una sconfitta: in conferenza (dopo la mancata qualificazione con la Svezia, ndr) non si presento' nessuno della federazione e sono diventato il capro espiatorio di un sistema che non funzionava". Qualcuno mise in dubbio il suo rapporto con la squadra: "Io avrei abbandonato il ritiro? E' da querela. E' talmente grottesco... Da' l'idea del clima che circondava la partita con la Svezia a Milano, che era impossibile per me da gestire. Sono diventato capo espiatorio di tutti mali del calcio, basta ricordare cio' che e' stato detto e scritto".
"Sono dispiaciuto, ci ho creduto, ho rinunciato a molto per andare in Nazionale e ci sono andato con entusiasmo, che era incredibile in tutta Italia prima della partita con la Spagna - prosegue Ventura - Se ora le cose sono cambiate? Me lo auguro... Mi sono messo nei panni degli italiani, credo soffrano molto perche' non siamo ai Mondiali ma il tempo mitighera' la loro sofferenza. La mia invece la portero' sempre, e' atroce". Domani inizia l'era Mancini in Nazionale: "Gli faccio un in bocca al lupo di cuore, che possa essere messo nelle condizioni per lavorare in maniera corretta. Gli auguri di poter avere a che fare con persone che dicono quello che pensano, a me e' capitato il contrario piu' di una volta. E io tifero' Nazionale sino alle fine". Ventura, nel suo futuro, ha ancora il calcio: "Mi sono messo in discussione, ho voglia di rimettermi in gioco, 5 mesi non possono cancellare 35 anni di carriera, voglio dare risposte sul campo, non a parole".
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