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Olimpiadi Tokyo, Cio censura l'Italia: "Atleti non possono fare i giornalisti"
Il provvedimento è dovuto alla pubblicazione su alcuni quotidiani, tra cui la Gazzetta dello Sport, di articoli a firma degli atleti
Olimpiadi Tokyo 2021: il Cio ha censurato il Coni per violazione della carta olimpica a seguito della pubblicazione di articoli sui quotidiani a firma di alcuni atleti tra cui Jessica Rossi ed Elia Viviani
La spedizione dell'Italia alle Olimpiadi di Tokyo 2021 si sta facendo valere ma putroppo per lo sport azzurro non stiamo raccogliendo solo medaglie ma anche una figuraccia piuttosto grave dal punto di vista dell'immagine. Il Cio ha infatti assegnato una censura formale al Coni per la violazione dell'articolo n°48 della carta olimpica che detta le regole sulla copertura mediatica dell'evento. “Soltanto le persone accreditate come giornalisti possono svolgere attività giornalistica. In nessun’altra circostanza atleti, allenatori o altri partecipanti della squadra possono svolgere attività giornalistica”, si legga nella carta olimpica. L'Italia però ha violato questa regole per ben quattro volte negli ultimi giorni e tra i portagonisti loro malgrado della gaffe ci sono i portabandiera Jessica Rossi ed Elia Viviani.
Olimpiadi Tokyo 2021, doppia gaffe per gli Azzurri: gli articoli firmati da Jessica Rossi ed Elia Viviani non sono stati da loro scritti
Negli ultimi giorni sono stati pubblicati sui quotidiani italiani alcuni articoli firmati da atleti e membri della squadra italiana a Tokyo 2021. Su Il Giornale, ad esempio, è apparsa una lettera di Davide Cassani, ct del ciclismo, mentre sulle pagine della Gazzetta dello Sport è stato Sandro Cuomo, allenatore dello scherma, a raccontare la sua esperienza. Sempre sul quotidiano sportivo sono apparse le testimonianze in prima persona della cerimonia d'apertura firmate dalla tiratrice al volo Jessica Rossi e il ciclista Elia Viviani.
Di per sé tutti questi contributi non rispetterebbero le regole delle Olimpiadi, da cui è appunto è scaturita la censura formale del Cio, ma la questione non finisce qui. Le testimonianze dei portabandiera hanno la loro firma ma non sono state realizzare da terzi. In sostanza si trattarebbe di una raccolta di dichiarazione rilasciate dopo la cerimonia d'apertura comparse poi sulla Gazzetta con la firma della Rossi e di Viviani. L'iniziativa sarebbe stata presa dagli inviati della rosea in Giappone.
Dopo lo scandalo il quotidiano sportivo è stato costretto a pubblicare una smentita e a chiedere scusa: "Abbiamo riportato esattamente le loro parole, raccolte dai nostri inviati ai Giochi di Tokyo, ma non hanno effettivamente scritto loro". La vicenda avrebbe talmente indispettito la Rossi fino a minacciare di non parlare più con i giornalisti.