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Scandalo Atletica. Roberto Re: "Duro contraccolpo per gli atleti se..."
Scandalo atletica, deferimento per 26 atleti. Questi i titoli che da alcune ore capeggiano sulle prime pagine e sulle edizioni on line dei principali quotidiani. La stampa sembra aver già emesso le prime condanne, stando al tenore degli articoli. Il messaggio che passa è inequivocabile: gli atleti italiani sono colpevoli.
Col passare delle ore però, queste accuse sembrano sempre più rivelarsi alquanto frettolose e guidate dalla malsana abitudine di "sbattere il nostro in prima pagina".
Ipotizzando quindi che si tratti di una grande bolla di sapone, che cosa può scattare nella testa di un atleta che ha dedicato la propria vita a discipline che, a differenza di sport come il calcio, richiedono sacrifici enormi e totale dedizione senza offrire in cambio le luci della ribalta o compensi milionari? Il mental coach dei campioni Roberto Re, fondatore dell’International Sport Mental Coaching Institute, preparatore mentale di sportivi del calibro di Jessica Rossi, oro olimpico e record mondiale nel tiro a volo a Londra 2012, della sciatrice Isolde Kostner e di Roberto Mancini, prende le distanze dalla polemica che infuria: “Basta leggere bene gli articoli per realizzare che il quadro non è proprio così chiaro, ci sono a dir poco moltissimi dubbi e non si parla in nessun modo di casi di doping provati, quanto piuttosto di procedure saltate. La verità è che tutta la macchina dei controlli è davvero complicata ed è un sistema che forse andrebbe rivisto in modo da non confondere della semplice, seppur sbagliata, negligenza in doping, che sinceramente è un'altra cosa”.
La stampa italiana si è scagliata contro i 26 atleti indagati, strumentalizzando le notizie e sollevando una polemica che da ieri sera imperversa anche sui social. Quale potrebbe essere il risvolto psicologico per tutti questi atleti una volta che passata la bufera, con buone probabilità, verranno riammessi nelle loro categorie? “Questi ragazzi hanno lavorato e lavorano sodo tutti i giorni per avere scarsi riconoscimenti sia dalla comunità sportiva che dalle persone, e saranno lasciati a se stessi non appena la polemica non occuperà più le prime pagine dei giornali - afferma Re, che continua - Dovranno così fare i conti da soli con il contraccolpo psicologico di tutto questo”.
Le vittorie infatti sono date non solo dalla preparazione fisica di un atleta, ma anche dalla preparazione mentale, per quanto riguarda l’atletica italiana è noto che sia un mondo ancora molto attaccato a pratiche di allenamento tradizionali e poco sensibile per quanto riguarda il miglioramento psicologico degli atleti. Preoccupa quindi ancora di più la sorte di questi giovani: “Secondo la mia esperienza – afferma ancora Re – gli atleti potrebbero reagire in due modi: o cedere alla tentazione di mollare tutto e lasciare andare il sogno, il che sarebbe una sconfitta non solo per loro ma per l’intero sistema sportivo, o, nella migliore delle ipotesi, sfruttare questa situazione come molla per uno slancio di rivalsa e dimostrare il loro valore”.
“Una cosa è certa: bisogna stare attenti a utilizzare parole come ‘vergogna’, o ‘scandalo’ in assenza di prove e con questa leggerezza, perché l’impatto mentale di queste accuse è disastroso e va ad incidere sia sulle prestazioni che sulla fiducia degli atleti nei confronti di se stessi e della propria community di riferimento”, conclude il mental coach.