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Tra grilli e sardine gli italiani preferiscono i falchi

Daniele Rosa

I primi sanno solo cantare e le seconde scappare

Chi, una volta nella vita, non è rimasto stregato dal suono ipnotico dei grilli nelle notti d’estate?

Momenti che ti catturano, ma solo per un po’, anche perché alla lunga non vedi l’ora che smettano perché ‘naturalmente’ rompono.

 

E chi, amante del mare, non sa che le sardine sono i pesci da branco più paurosi di tutto l’oceano, cibo facile di tutti i predatori, e buone da mettere sotto sale.

Tra grilli e sardine gli italiani vogliono i falchi

Così rischioso essere sardina che l’appiccicarsi’ tutte insieme è l’unico modo ‘inutile’ che hanno di provare a  spaventare il predatore.

 

I due generi animali sono diversi, i primi eccedono con la voce, i secondi nella velocità di fuga, entrambi però hanno un qualcosa che li accomuna, hanno comunque sempre paura.

 

Dalla vita della natura alla vita della società italiana il passo è breve e ci regala qualche fantaconsiderazione di quello che sta succedendo in questo nostro Bel Paese. Un Paese che, nell’ultimo decennio, si sta rotolando ed è ormai quasi fermo in un melmoso pantano sempre più avvolgente e soffocante.   

 

Non ci bastava avere uno dei più alti debiti al mondo e neppure essere terra di mafia, ndrangheta e camorra ora non più relegata al sud ma da tempo infiltratasi al centro e al nord.

Tra grilli e sardine gli italiani vogliono i falchi

Neppure eravamo coscienti e contenti di essere un paese per vecchi con una disoccupazione endemica veleggiante tra il 9 e il 27% per cento dove i giovani sono le vittime maggiori.

Neppure ci toglieva il sonno sapere di avere un’evasione gigantesca, una corruzione altrettanto grande e una burocrazia da incubo. Neppure i giusti e ricorrenti richiami del Presidente della Repubblica servono a scuotere le coscienze.

 

Adesso abbiamo a che fare con altri due fenomeni, assolutamente da non paragonare con i mali endemici del paese, ma che per motivi diversi possono ‘scombussolarlo’ ancora di più.

 

Il primo, esploso alle ultime elezioni, è il Movimento 5 Stelle, i grillini , il secondo nato da pochissimo tempo fa,  quello delle sardine.

 

Grillismo e sardinismo dove sono impegnate persone sicuramente di buona volontà ma che in questa fase storica , così complessa, non sono forse quello di cui l’Italia ha bisogno.

 

I primi, partiti dal ‘VaffaDay’, avrebbero voluto sulla carta ‘cambiare tutto’ ma dopo due anni hanno rallentato e, a volte, fatto dietrofront.

L’ideologia non li ha certo aiutati.

Lo si è constatato nelle trattative sindacali, ad esempio con Alitalia ( scelte sbagliate da almeno dieci anni e figlie di  diversi padri snaturati) e l’ex Ilva ( dove scelte ideologiche hanno regalato ai gestori un pretesto di fuga).

Tra grilli e sardine gli italiani vogliono i falchi

Difficile portare avanti progetti annunciati in campagna elettorale , come ad esempio un meraviglioso parco tecnologico a Taranto al posto del polo industriale dell’acciaio, quando poi nella realtà si ha la responsabilità di far mangiare 10000 lavoratori e rispettive famiglie.

 

E non fa certo bene vedere che buona parte dei progetti sbandierati come il blocco del TAP, lo stop della TAV sono ‘fortunatamente’ per il Paese naufragati e quelli che invece sono stati realizzati come il Reddito di Cittadinanza o altri minori come il no alle Olimpiadi a Roma e il no al Salone dell’Auto a Torino non hanno dato per il momento gli effetti sperati ed anzi hanno aggiunto nuovi tasselli ad una decrescita felice.

 

La povertà, forse troppo velocemente annunciata sconfitta dai giovani grillini entusiasti, è rimasta pressoché inalterata. Molte crisi aziendali sono rimaste ancora tali e rimandate.

 

Il Paese sembra essere ancora più fermo e quello che era per i grillini un progetto simbolo dei mali dell’Europa matrigna, il Mes, il Fondo Salvastati, un progetto da annientare, è stato bellamente e serenamente accettato.

 

In questa realtà complessa ecco nascere il sardinismo, al grido di troviamoci in piazza , per fare cosa non si sa, ad eccezione di qualche slogan mondialmente condivisibile come ad esempio il risveglio delle coscienze.

C’è qualcuno che direbbe no a rianimare la propria coscienza? Sarebbe però utile sapere perché si debba rianimarla e soprattutto per andare dove. Obiettivi, al momento, non pervenuti.

 

Forse l’Italia di oggi non ha bisogno di gente in piazza , forse ha bisogno di gente che si sollevi le maniche e cominci a darsi da fare come solo l’italiano sa fare quando è unito da un progetto comune e non bloccato da livore, invidia , rabbia e pessimismo.

Nel boom economico degli anni 60’ c’erano pochi in piazza ma tanti nelle fabbriche, nelle piccole imprese, nei negozi,e il Governo era con loro, unito dai si. Il vento della crescita spingeva il Paese.

Avanti tutta era il grido di sottofondo.

 

L’iperattività ideologica del ‘cambiamo tutto salvo intese e dietrofront’ da una parte e dall’altra l’iperinutilità, di un ritrovarsi insieme pacificamente contro qualcuno, forse non sono i principali bisogni del nostro Paese di oggi.

 

Ed ecco perché, come rilevato dal Censis, la maggioranza degli italiani,ormai in debito di ossigeno, e non solo di quello, si sono stufati e vogliono l’uomo forte.

 

In realtà nessuno vuole un uomo forte, modello Sudamerica o uomo nero di Predappio, no gli italiani vogliono un Governo di falchi, capaci di volare alto, dalla vista lunga,difensori delle proprie aree e dei propri cittadini.

 

Un Governo di ‘animali coraggiosi’ che rifaccia partire questo meraviglioso Paese dando fiducia alla sua gente.

Sapranno gli italiani sceglierlo, prima o poi, un Governo così?