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Professor Galimberti, disastro sarebbe il proporzionale, non il maggioritario
Di Gianni de Felice
Dal professor Umberto Galimberti, in collegamento col programma Tagadà de La7, sento dire che c’è bisogno di una legge elettorale col sistema proporzionale, perché con quello maggioritario vincerebbe Salvini, l’Italia resterebbe isolata in Europa, finirebbe sotto il controllo di Putin, insomma sarebbe un disastro.
Non mi interessano le idee dell’insigne accademico brianzolo: sono un democratico e riconosco a chiunque, perfino agli accademici, il diritto di avere le proprie idee e di esprimerle a norma dell’art. 21 della Costituzione italiana. Anche se – mi sia permesso di aggiungere sottovoce – certe forme di catastrofismo talvolta prossime al terrorismo ideologico mi lasciano sempre un po’ perplesso, specialmente quando provengono da persone di prestigio e sono diffuse, senza contraddittorio, alla platea televisiva.
Ciò che mi ha colpito in questo caso è il ragionamento, la “forma mentis”. Non mi sembra tanto normale che si scelga o si proponga la modalità di una consultazione elettorale secondo convenienze di parte, invece che in base al supremo interesse della nazione. Se non si candidasse il temuto Matteo Salvini, il sistema elettorale maggioritario, più chiaro, più trasparente e più affidabile per il popolo, andrebbe bene al professor Galimberti?
Non rassicura un Paese nel quale anche ingegni di indiscussa finezza mostrano di ragionare come i più rozzi mestieranti del sottobosco politico. Ma non è una sorpresa. Da vent’anni gli italiani cambiano legge elettorale come si cambia cravatta, probabilmente invidiando la stabilità e la serietà di quei Paesi dove le regole istituzionali restano invariate per decenni, quando non per secoli.
La feroce determinazione di abbattere il “diabbolo” Salvini – senza far caso che, se gli italiani lo vogliono, sarebbe democraticamente giusto vederlo eletto – sicuramente impegnerà il fronte compatto della sinistra a fare di tutto, ma proprio di tutto, per imporre il sistema proporzionale. Un sistema politicamente opaco che porta gli elettori a votare al buio, perché le alleanze vengono concordate dopo il voto e non prima; mentre il sistema maggioritario chiarisce prima, con evidente trasparenza, per chi si vota.
Il sistema proporzionale funzionò a lungo nella cosiddetta prima repubblica, quando esistevano i partiti e si distinguevano in base a tradizioni culture e ideologie. Non credo che possa funzionare egualmente ora che i partiti non esistono più, sono sfibrati, disfatti, si frantumano e si ricompongono da un anno all’altro: si sono ridotti a gruppi e gruppetti guidati non tanto da idee e programmi, quanto da mutevoli convenienze per la presa del potere.
In un Paese dove il M5S, alleato con una formazione di destra, si allea nel volgere di una settimana con una formazione di sinistra, conservando per di più lo stesso premier, il sistema proporzionale puro sarebbe il caos. Sarebbe, questo sì, un disastro.