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Scoprire Glorenza, la città più piccola dell’Alto Adige

Un processo ai topi, mura possenti, mulini storici, influenze artistiche e prodotti locali: ecco tutto quello che c’è da sapere su Glorenza, in Val Venosta

di Chiara Giacobelli

«Sulle montagne si stendono i boschi oscuri, e nel fondo delle valli, raccolti come in un pugno, si nascondono i villaggi, le città murate, i borghi antichi». Così scriveva Adalbert Stifter, narratore dell’ordine e della quiete alpina, in un passo che sembra evocare alla perfezione la dimensione intima di Glorenza. Questa perla poco conosciuta dell’Alto Adige, adagiata tra imponenti montagne, è una delle destinazioni più interessanti del territorio: un angolo di Medioevo che ha saputo attraversare i secoli mantenendo intatto il proprio splendore.


Crediti: Tiffany Lazzarotto

Glorenza, la più piccola città dell’Alto Adige e una delle più minute d’Italia, si trova nel cuore della Val Venosta, a pochi chilometri dalla Svizzera. Con una popolazione che sfiora appena i 900 abitanti, questa cittadina è un vero scrigno di storia caratterizzato da mura ben conservate, portici eleganti e torri possenti che ne delineano il profilo. Il suo fascino risiede soprattutto nella capacità di restituire, con straordinaria autenticità, l’atmosfera di un’epoca lontana: passeggiando per le sue stradine acciottolate si ha infatti la sensazione di essere catapultati in un altro tempo, dove tradizioni, mestieri artigianali e conflitti intestini erano vividi, ancora reali.

Ci troviamo in Alto Adige, terra di confine e crocevia di culture, lingue, tradizioni; nello specifico in Val Venosta, una delle aree più suggestive, non ancora prese d’assalto dal turismo di massa. Estesa lungo il corso dell’Adige, la valle è celebre per i suoi panorami spettacolari, dominati da vette importanti e meleti rigogliosi, oltre che per il suo patrimonio storico, che va dai castelli medievali ai monasteri millenari. Glorenza si inserisce in questo scenario come un gioiello incastonato tra le montagne, un luogo che ha saputo conservare intatta la propria anima.

Le origini di Glorenza risalgono all’epoca romana, quando la vicina città di Claudia Augusta rappresentava un punto nevralgico lungo la via che collegava l’Adriatico al mondo germanico. Tuttavia, il destino della città si delineò soprattutto nel Medioevo, grazie alla sua posizione strategica lungo le rotte commerciali tra l’Italia e il mondo germanico. Fu però l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo nel XVI secolo a fortificarla così come oggi la vediamo, a seguito della devastante incursione dei Grigioni: dopo anni di lavori intensi, vennero erette le possenti mura che ancora oggi la cingono interamente.
Glorenza divenne così un importante centro di scambi e materie prime, celebre soprattutto per il commercio del sale e per i suoi mercati annuali, che richiamavano venditori da tutta Europa. Furono secoli di splendore, ma con il declino delle grandi vie commerciali alpine la città perse progressivamente la sua centralità economica, trasformandosi in un piccolo borgo dalla bellezza intatta, quasi sospeso nel tempo, quieto e grazioso.


I camminamenti di ronda - Foto di Tiffany Lazzarotto

Un tour alla scoperta di Glorenza non può che iniziare dalle sue caratteristiche mura, conservate così bene da essere ancora oggi un simbolo della città, delineandone il profilo sin da chilometri di distanza. Queste fortificazioni, scandite da torri massicce e da tre accessi (Porta Malles, Porta Tubre e Porta Sluderno, i cui nomi si devono ai paesi verso cui guardano), sono un mirabile esempio di architettura militare rinascimentale; passeggiando lungo il cammino di ronda, si gode di una vista spettacolare sia sull’interno che sulle montagne circostanti, pertanto consigliamo di salirvi negli orari di apertura.
Dentro, il centro storico vede il suo cuore pulsante nella piccola piazza principale, delineata da portici eleganti – sotto cui ancora adesso si tiene il mercato settimanale – e dalle facciate affrescate delle antiche case borghesi. Vagando per le vie e seguendo le linee del porticato si incontrano edifici di grande pregio, a cominciare dal Municipio: risalente al XVI secolo, quest’ultimo si presenta esternamente decorato come molte altre case della città, con in più un bel cortile interno.
Altro luogo imperdibile è la Chiesa parrocchiale di San Pancrazio, il principale edificio sacro della città, che custodisce affreschi gotici e una serie di opere d’arte di grande valore. Poco distante, il Monastero Benedettino di Monte Maria, situato su un’altura fuori le mura, rappresenta un importante centro spirituale e culturale della regione, con un ciclo di affreschi romanici tra i più antichi dell’arco alpino.

Un elemento peculiare della tradizione locale è il mulino storico, testimonianza di un passato legato alla produzione agricola e alla lavorazione dei cereali (non è un caso se il patrono sia proprio Pancrazio, ovvero il santo protettore dei contadini). Questo antico opificio, ristrutturato e reso visitabile, racconta vite caratterizzate dalla fatica e dall’ingegno, nonché la tenacia di una comunità che ha sempre saputo trarre sostentamento dalla terra e dall’acqua. Tra i prodotti tipici di Glorenza vi è la pera Pala, un’antica varietà di pere che si trova solo nella media e alta Val Venosta, tra il paese romanico di Malles e Castelbello. Proprio in questa zona, vicino ai vecchi masi, si innalzano i possenti alberi di pere Pala, alti e nodosi, che hanno un’età media di 250 anni: a Glorenza un esemplare spettacolare si trova proprio di fianco alla casa del mugnaio.


Un secolare albero di pera Pala

Per il visitatore curioso a caccia di racconti inediti, non mancano storie e miti legati alla lunga evoluzione della cittadina. Nessuna vicenda è però più stravagante del cosiddetto “processo ai topi”, un episodio leggendario che affonda le sue radici nel folclore medievale. Secondo la tradizione, un’invasione di roditori avrebbe devastato i raccolti e messo in ginocchio la popolazione; i cittadini, esasperati, decisero allora di intentare un vero e proprio processo agli animali, con tanto di avvocati e giudici. Il tribunale, nel rispetto delle leggi vigenti, stabilì che anche i topi avevano diritto a difendersi e a presentarsi in giudizio. La sentenza finale, raccontano le cronache popolari, sancì l’espulsione dei roditori dalla città, con alcune precauzioni per le topine incinta.
Questa bizzarra vicenda, che riecheggia i bestiari medievali e le parabole morali dell’epoca, testimonia in realtà lo spirito unico di Glorenza, un luogo dove la cronaca si mescola alla fantasia e il passato continua a vivere nelle pietre delle sue case.  


Il mulino storico - Foto di Tiffany Lazzarotto

Prima di lasciare la città più piccola dell’Alto Adige suggeriamo una visita al museo dedicato a Paul Flora e situato in una torre delle mura. Flora è stato un artista nato nel 1922 a Glorenza, noto soprattutto come illustratore di libri, vignettista e disegnatore; sebbene avesse lasciato la sua città natale da bambino per crescere nel Tirolo Settentrionale, è sempre rimasto legato a questo angolo dell’Alto Adige, dove infine ha trovato sepoltura nel 2009. Dal 2011 la sua vita e le sue opere sono raccontate nel suggestivo ambiente della Torre della Chiesa, detta anche Torre di Tubre, parte integrante delle mura medievali di Glorenza. L’esposizione permanente Paul Flora - La vita e le opere conta circa 60 opere e diverse fotografie dell’artista, poi divenuto famoso in tutta Europa per il suo stile aggraziato e per le raffigurazioni animali, spesso di corvi.

Glorenza è quindi molto più di una semplice città: è un frammento di storia che brilla tra le montagne, un luogo che ha saputo attraversare i secoli senza perdere la propria essenza. Con le sue mura intatte, le tradizioni secolari e l’atmosfera raccolta, rappresenta una delle mete più particolari dell’Alto Adige, un piccolo grande mondo antico da esplorare.