Affari Europei

Brexit, nuovo no al voto sull'accordo. Chi è Bercow, l'uomo che umilia Johnson

Il Parlamento britannico non voterà sull'accordo sulla Brexit raggiunto in extremis dal premier Boris Johnson

Brexit: Bercow non ammette il voto su accordo Johnson

Il Parlamento britannico non voterà sull'accordo sulla Brexit raggiunto in extremis dal premier Boris Johnson con l'Ue venerdì scorso. Lo ha annunciato lo speaker John Bercow, spiegando che le due mozioni presentate dal governo sono "sostanzialmente" uguali. "La mia decisione è che la mozione non verrà discussa oggi perché sarebbe ripetitivo e caotico farlo", ha spiegato Bercow, sostenendo che è "chiaro" che le due mozioni sulla votazione dell'accordo di Johnson con l'Ue sono "in sostanza" le stesse. E se anche il governo sostenesse che c'è stato un cambiamento nelle circostanze, dal momento che il premier ha chiesto all'Ue un rinvio, questo - ha aggiunto lo speaker - non è "convincente", dal momento che questo passaggio fa parte del processo previsto dalla legge. Sabato scorso il governo aveva presentato l'accordo in Parlamento chiedendo ai deputati di votarlo ma era stato superato dall'approvazione dell'emendamento del ribelle ex Tory Oliver Letwin. Quest'ultima mozione lega la votazione della ratifica dell'accordo di recesso solo dopo l'approvazione del pacchetto di leggi (Withdrawal Agreement Bill) relativo all'attuazione dell'accordo stesso. Una decisione che aveva spinto il governo a ritirare il voto con l'intenzione - negata - di ripresentarlo oggi. 

Chi è Bercow, lo speaker che umilia di nuovo Johnson

E' stato il volto della Camera dei Comuni britannica in uno dei momenti piu' difficili della sua storia. John Bercow, lo speaker della House of Commons, si appresta a lasciare a fine mese la poltrona ma fino all'ultimo ha fatto a braccio di ferro col governo sulla Brexit. Con il no alla richiesta di secondo "voto significativo" sull'accordo di Brexit, sganciato oggi contro il primo ministro Boris Johnson, Bercow si conferma cerimoniere e arbitro, intransigente, della delicata partita di divorzio tra la Gran Bretagna e l'Unione europea. Il Tory 56enne londinese, che 10 anni fa venne eletto allo scranno più alto dell'assise (il piu' giovane dell'ultimo secolo), ha saputo conquistare l'attenzione dei cittadini e attirare i riflettori dei media con i suoi modi inusuali, le sue cravatte improbabili e le sue espressioni colorite. I video dei suo "Oooorder! Oooorder!" urlati a squarciagola hanno collezionato oltre mezzo milione di visualizzazioni sui social. Ma i libri di storia, secondo il leader dell'opposizione Jeremy Corbyn, lo ricorderanno per come ha difeso la neutralita' e la democrazia del Parlamento: a settembre, ha annunciato le sue dimissioni per il 31 ottobre, il giorno atteso per la Brexit. Da ex conservatore, che ha lasciato il partito dopo la nomina a speaker come prevede il regolamento, si è però attirato le ire dei suoi ex compagni di partito che lo hanno accusato di essere di parte e soprattutto di essere contrario alla Brexit. Lui ha ammesso di aver votato Remain nel referendum del 2016, mentre la moglie andava in giro con un adesivo sulla macchina con su scritto 'Bollocks to Brexit', un sonoro vaffa al divorzio del Regno Unito dalla Ue. Bercow l'ha difesa affermando che ognuno e' libero di pensarla come vuole. Allo speaker non e' mai mancato il coraggio di imporre il proprio ruolo: vietò ai parlamentari di votare, dopo due bocciature, l'accordo Brexit presentato dall'ex premier, Theresa May. E per farlo si baso' su un precedente risalente a 400 anni fa. Impedi' al presidente americano, Donald Trump, di rivolgersi ai Comuni durante la sua visita programmata a Londra, "a causa delle sue leggi razziste". Defini' la sospensione del Parlamento per cinque settimana, decisa dal premier Boris Johnson e poi dichiarata illegale dalla Corte Suprema come un "oltraggio alla Costituzione" architettato per "fermare il dibattito parlamentare sulla Brexit".