Affari Europei

Macedonia, l'Ue: Schengen non si tocca. Ora anche Berlino teme l'onda di migranti

Prima gli sbarchi in Grecia, poi la lunga marcia fino alla Macedonia e da lì in Serbia. La meta è l'Ungheria, l'Unione europea. Un confine da attraversare prima che il premier magiaro Orban costruisca il muro da 200 chilometri che servirà a tenere lontani i disperati di mezzo mondo.

I numeri di questa marea umana sono impressionanti, tanto che in Germania si aspettano che quest'anno i richiedenti asilo saranno 800 mila. Un numero stratosferico anche per l'economia teutonica, abituata ad accogliere negli anni passati decine di migliaia di immigrati, regolari e non.

E così in molte capitali europee è tornato sul tavolo il dossier Schengen e il trattato di Dublino. In molti governi c'è l'urgenza di rivedere le regole per accogliere sì i migranti, ma per non mettere a rischio la tenuta di alcuni Stati 'invasi' dai richiedenti asilo. I partiti populisti vanno a nozze con la situazione di crisi, ma anche governi come quello tedesco riconoscono che così non si può andare avanti.

Il problema, fanno sapere da Bruxelles, è che non c'è una volontà comune di affrontare il problema (che verrà discusso in sede europea ad ottobre) e soprattutto le ricette sono le più varie. La Gran Bretagna, fuori da Schengen, è preoccupata per la situazione a Calais. Danimarca e Polonia stanno andando ad elezioni, mentre Grecia e Italia sono in prima linea ad affrontare l'emergenza. La Francia non ha una linea definita e la Germania si sta rendendo conto di non poter più accogliere tutti i richiedenti asilo che bussano alla sua porta.

Alcuni vorrebbero sospendere Schengen, anche se si tratta di una soluzione di facciata, visto che il trattato vale solo per i cittadini europei. Alcuni invece vorrebbero modificare Dublino II, che regola l'accoglienza e le richieste di asilo. Ma tra gli Stati ci sono posizioni così divergenti che in pochi pensano che ad ottobre si troverà la quadra.