Affari Europei

Migranti, Benifei: "Sí a sanzioni per chi non accoglie i rifugiati”

Brando Benifei, eurodeputato del Pd, commenta con Affaritaliani.it il Migration compact, presentato al Parlamento Ue da Federica Mogherini e Frans Timmermans

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Onorevole Benifei, qual é il suo giudizio sul Migration compact?

“E' positivo perché i fondi destinati ai sette paesi africani e mediorientali cercano di risolvere le cause profonde delle migrazioni. Inoltre la cooperazione con i Paesi di transito e partenza ci mette nelle condizioni di gestire meglio i flussi migratori. Bisogna però avere politiche efficaci per accogliere i rifugiati e i migranti economici che sono in Europa e che arriveranno in futuro.”

 

Servono altri accordi sulla falsariga di quello turco?

“Non si puó ridurre il Migration compact ad una replica con gli altri Paesi di transito dell'accordo Ue-Turchia, siglato in un momento di emergenza. Anche perché questo accordo é sotto la lente di ingrandimento di più organizzazioni internazionali visto che Ankara non assicura il rispetto dei diritti umani”.

 

Resta il nodo dei finanziamenti. I miliardi che dovrebbero andare ad alimentare il 'piano Juncker per l'Africa' dovrebbero provenire anche dagli Stati, apriranno il portafogli?

“Questa é effettivamente una incognita, ma io credo che l'Europa debba mettere in campo tutti gli strumenti  a disposizione per fare pressione sugli Stati. Facendo un parallelo con la redistribuzione io sono felice che la Commissione abbia proposto delle sanzioni economiche agli Stati che non accolgono i rifugiati. E sono d'accordo con Renzi quando dice che ci possono essere delle ripercussioni anche sui fondi strutturali”.

 

Manca un principio di mutuo soccorso in Europa?

“La solidarietà e l'unità dell'Europa deve essere totale. Noi italiani abbiamo sostenuto le sanzioni alla Russia quando Mosca ha invaso la Crimea e i Paesi dell'est Europa si sentivano minacciati. Ora é il momento che siano loro a sostenerci sul versante mediterraneo”.

 

Il Piano Juncker per l'Africa, se partirà, darà i suoi frutti solo fra molti anni. Nel frattempo cosa facciamo?

“Serve un sistema di accoglienza che sappia distinguere in maniera veloce tra richiedenti asilo e migranti economici. I primi devono essere redistribuiti all'interno dell'intera Europa mentre i secondi devono essere rimpatriati. Per questo stiamo spingendo perché venga rivista la lista degli 'Stati sicuri', quelli cioè verso i quali é possibile effettuare i rimpatri”.

 

Alcuni Stati europei si nascondono dietro al fatto che i rifugiati vogliono andare in Francia o in Germania e non in Polonia o in Slovacchia. Come se ne esce?

“In questo caso i Paesi che non accolgono i migranti dovranno contribuire economicamente all'accoglienza messa in campo da quegli Stati che per ragioni storiche, sociali ed economiche sono la meta dei rifugiati. Sono felice poi che Avramopulos sostenga l'estensione ai rifugiati della blue card, un'idea che ho proposto nel rapporto di cui sono relatore sull'integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro”.

 

Non é sbagliato obbligare gli Stati a fare qualcosa? I Ventotto non dovrebbero agire basandosi su altre motivazioni?

“Per questo io credo che anche sul tema dell'immigrazione una parte dei Paesi si deve coalizzare per fare più di ciò che probabilmente farebbe l'intera Europa. Serve un gruppo di avanguardia, un nucleo di Stati che procedano sul sentiero dell'integrazione. Oggi la tendenza é l'individualizzazione dell'appartenenza all'Unione, come nel caso inglese. Fenomeno che però nel lungo periodo non é compatibile con la sopravvivenza dell'Unione stessa”.