Affari Europei
Patrizia Toia (Pd): "Europa indebolita, ma il populismo non trionferà"
INTERVISTA/ L'eurodeputata del Pd Patrizia Toia ripercorre il 2018 e analizza i temi caldi per il presente e il futuro dell'Unione europea
Tempo di bilanci. Ma anche tempo di prospettive su un continente che sta conoscendo grandi cambiamenti e che nei prossimi mesi potrebbe cambiare ancora più drasticamente. Patrizia Toia, vicepresidente della Commissione Industria, Ricerca e Innovazione e capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, ripercorre il 2018 e analizza i temi caldi per il presente e il futuro dell'Unione europea in un'intervista ad Affaritaliani.it.
Patrizia Toia, che 2018 è stato per l'Unione europea?
E' stato un anno di gran lavoro legislativo in commissione. Sono state fatte molte cose sull'energia, sul piano della ricerca scientifica, sull'innovazione. Abbiamo dato forma ai contenuti della politica europea dei prossimi anni. E' stato un anno produttivo. Certo, durante il 2018 il rapporto tra Italia ed Europa è cambiato in peggio. Da protagonisti c'è il rischio che si diventi distruttori o indebolitori del progetto europeo.
A livello politico l'Europa che conoscevamo sembra non esserci più, complice anche l'indebolimento dell'asse franco-tedesco. E' così?
Stiamo assistendo a un indebolimento di tutta l'Europa. Anche se l'asse franco-tedesco rimane centrale, i suoi due protagonisti si sono indeboliti. Si è indebolita Merkel, paradossalmente nel momento in cui ha fatto la statista, accogliendo i migranti siriani. Come sempre gli statisti saranno applauditi dalla storia ma puniti dagli elettori. Macron invece è nella bufera a causa di questa grande rivolta dei gilet gialli, che ha motivazioni sociali ma che si è tinta di violenze a causa anche di interferenze esterne.
A proposito di interferenze esterne, Russia e Stati Uniti sembrano aver alzato il livello dello scontro proprio sulla pelle dell'Ue.
Sì, l'Europa è messa in crisi anche da attacchi esterni provenienti da Russia e Stati Uniti. L'Unione è indebolita al suo interno e accerchiata da forze esterne che vivono un rigurgito imperialista. Il nostro Continente è diventato lo scacchiere di una nuova guerra fredda tra Mosca e Washington. Corriamo ad esempio il pericolo di pagare sulla nostra pelle l'eventuale rottura del trattato sulla non proliferazione nucleare. Spero che ciò non accada, ma se questo dovesse avvenire non esisterebbe più nessuna deterrenza e le due potenze avrebbero le mani libere per un eventuale uso della forza. E' un tema importante del quale mi sorprende se ne sia parlato poco.
Allo stesso tempo secondo diversi analisti la Russia sta cercando di influenzare anche l'opinione pubblica europea in vista delle elezioni della prossima primavera. E' così?
Le nuove forme dell'imperialismo non sono solo l'occupazione fisica e la guerra, ma sono anche la manipolazione dei processi democratici. Cosa che appare ormai accertata. Siamo sotto attacco da molti punti di vista, senza contare l'indebolimento della democrazia liberale, che fatica a governare i processi di cambiamento e a gestire il peso dei social network e della Rete, che spesso manipolano le notizie.
Quale potrebbe essere la nuova Ue che uscirà dalle elezioni del 2019?
Quale sarà l'asse politico non lo so. Sicuramente cresceranno le forze populiste. Il Ppe potrà perdere qualcosa ma resterà un partito molto significativo, stessa cosa per i socialisti. Saliranno anche i Verdi. Il gruppo di Macron non so dove andrà a sedersi nell'emiciclo di Strasburgo, ma avrà una sua rilevanza.
L'asse S&D-PPE reggerá anche il prossimo Parlamento europeo?
Tutti i segnali lasciano intendere che ci sarà sempre una maggioranza senza i sovranisti, certo sarà più fragile di quella attuale e più permeabile. Per esempio, il Ppe potrebbe fare l'occhiolino agli estremisti di destra per allearsi. E le forze più europeiste saranno capaci di qualche compromesso per trovare un'intesa? Il Ppe vorrà rinforzare l'Europa oppure seguire gli estremisti?
Ci possiamo aspettare grandi riforme oppure l'Unione sarà sempre più divisa?
Io sono per gli Stati Uniti d'Europa, ma questo purtroppo non mi sembra un momento per fare grandi riforme. Resto però ottimista sul fatto che, nonostante la crescita populista e il clima ostile a una maggiore integrazione tra i vari Stati Ue, la guida del Vecchio Continente resterà europeista.
Che ruolo possono giocare in questo processo i socialisti europei?
Salvini e il governo hanno ridimensionato i toni perché si sono resi conto che dell'Europa non si può fare a meno. Bisogna dire a voce alta che l'Europa è un valore positivo. Dobbiamo essere in grado di contrapporre al discorso populista un discorso orgogliosamente europeista in grado di sottolineare le tante cose buone che porta l'Europa. Cosa che non fa praticamente nessuno, perché raccontare le cose buone non porta voti.
Quali sono i provvedimenti e le azioni delle quali è più orgogliosa a livello europeo?
Per esempio sono orgogliosa di come abbiamo portato avanti il lavoro sull'abbattimento del roaming, abbassando le tariffe o cancellandole. Mi sembra un altro modo per dimostrare, su cose molto concrete, che l'Europa è una casa unica. C'è poi il progetto Horizon, che ha dato impulso all'innovazione scientifico-industriale in tutta Europa, coinvolgendo anche le Pmi. Penso poi alla nuova direttiva sulle fonti energetiche alternative.
Sulla Brexit secondo lei come andrà a finire? C'è ancora spazio per un ripensamento di Londra?
Personalmente spero ancora ci sia una seconda chance. Il Regno Unito ha bisogno dell'Europa e l'Europa ha bisogno di essere grande con il Regno Unito. Penso che l'accordo fatto sia un buon accordo. L'Europa deve avere fermezza sui contenuti, ma essere disponibile nel caso ci sia un ripensamento di Londra. La Brexit è stata una scelta sciagurata, credo se ne siano resi conto, ma purtroppo nessuno vuole ascriversi questa battaglia, nemmeno Corbyn.