Affari Europei
Quote latte, Bruxelles sanziona l'Italia: multa da 30,5 milioni
Nell'ultimo periodo del trentennale regime delle quote latte europee, il 2014/2015, l'Italia ha superato dell'1% la produzione di latte assegnatale e dovra' per questo pagare all'Ue un risarcimento da 30,53 milioni. E' quanto comunica la Commissione europea, sulla base delle dichiarazioni ricevute dai paesi. Oltre all'Italia, altri 11 stati hanno infatti superato le quote di produzione fissate a livello comunitario e il risarcimento dovuto ammonta complessivamente a 818 milioni. Le quote dovute potranno essere rateizzate in tre anni senza interessi. Il regime delle quote e' stato abolito lo scorso aprile.
Intanto Confagricoltura fa sapere che per affrontare l'emergenza-latte e' urgente tagliare costi di produzione e puntare sull'export. Con il latte che torna ai minimi storici (quotato a 34 cent/litro) e il regime delle quote chiuso senza che fosse operativo un piano per accompagnare i produttori nel il libero mercato insorgono legittimi movimenti di civile protesta degli allevatori del settore.
Da qui la necessita' di una proposta per affrontare l'attuale difficile situazione. Dal Piemonte sta partendo una mobilitazione che si estendera' su tutto il territorio nazionale. Filippo Gasparini - presidente della Sezione di Prodotto Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza - e' critico nei confronti delle azioni di piazza, pur comprendendone le ragioni e vivendole in prima linea. "Quando il ministro accantona sessanta milioni di euro applicando il meccanismo della compensazione in modo pedissequo sulla pelle di quelli che, dopo aver comprato le quote e rispettato per trent'anni il regime, hanno splafonato negli ultimi sei mesi, cosa volete? Le colpe sono molteplici, ma le proteste sono le armi dei deboli. Le ricette per gestire questa crisi, prevedibile, le avevamo date per tempo: organizzare il nostro output, prima di tutto, costruendo buoni rapporti di filiera e aggregando la produzione. Altra linea d'azione fondamentale: la limitazione dei costi. Gli allevatori italiani hanno costi produttivi troppo alti perche' sono tenuti a standard di garanzia troppo elevati per una serie di aspetti: ambientale, di biosicurezza e di benessere animale. Vogliamo parlare di costi? Parliamo di costi-benefici - prosegue Gasparini - noi copriamo le fosse dei liquami e nei Paesi competitor neppure le hanno".
"Gli ambiti dove agire e tagliare sono questi. Ben venga l'abolizione dell'Imu, ma dobbiamo tagliare ulteriormente i costi della mala burocrazia. Le norme servono, ma devono essere semplici e funzionali", aggiunge. Che si produca il 10% del latte in piu' e' un dato di fatto, come la congiuntura economica. Le leggi della domanda e dell'offerta fanno il resto. "Protestare di fronte agli industriali - rimarca Gasparini - e' come se accettassimo che il venditore di trattori manifestasse di fronte a casa nostra perche' non compriamo il trattore. Molto piu' intelligente e' aggredire il sistema con la nostra capacita' di vendere e riducendo i costi". Aggregare l'offerta e puntare sull'export delle Dop, sono due azioni strategiche che il presidente della Sezione Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza indica da tempo.
"Dobbiamo avere tutti voce nelle Dop, perche' le Dop sono un bene di tutti. La politica di contrazione delle produzioni Dop e' miope e ha l'effetto di danneggiare la parte allevatoriale. Servono buoni rapporti nelle filiera e poi, andare all'attacco con l'export, invece, oggi, che abbiamo una maggior disponibilita' di latte, ci si impone di avere una minor produzione di formaggio, parlo di Grana Padano e Parmigiano Reggiano ovviamente. Cosi' il sistema non puo' stare in piedi. Ma quanto abbiamo organizzato l'offerta e utilizzato le nostre armi vincenti, ossia le Dop? A nostro parere non a sufficienza. La congiuntura e' questa. Non va cercata la ragione nelle piazze - conclude Gasparini - ma quando i nostri padri non si perdevano a coprire le fosse dei liquami eravamo diventati la sesta potenza al mondo".