Affari Europei
Rifiuti, per l'Italia nuova infrazione. Sono 97 quelle in sospeso a Bruxelles
La Commissione europea ha inviato una lettera di "messa in mora" alle autorita' italiane per la mancata attuazione della direttiva Ue sui piani regionali di gestione dei rifiuti: e' il primo passaggio della procedura di infrazione. Se le regioni italiane, come quelle di alcuni altri paesi per i quali e' stata avviata la procedura, non provvedera' nel prossimo periodo ad applicare la normativa comunitaria, la Commissione potra' deferire il paese alla Corte europea di giustizia che potrebbe decidere di comminare sanzioni, come e' gia' successo in quattro casi da quando esiste questa possibilita'.
In tutto, ci sono ben 97 procedure in corso per altrettante mancanze nella trasposizione del diritto comunitario in norme nazionali. Di queste, secondo quanto si apprende a Bruxelles, 21 sono nel settore dell'ambiente, e nell'anno in corso sono in scadenza pagamenti di sanzioni per circa 150 milioni, relativi a 4 infrazioni. La prima, i cui pagamenti sono cominciati gia' nel 2013, riguarda i contributi pubblici ai contratti di formazione lavoro, considerati da Bruxelles come aiuti di stati illeciti; da quest'anno ci sono anche le sanzioni relative alle inadempienze sulla gestione dei rifiuti in Campania e sulle discariche abusive e dall'inizio dell'anno prossimo cominceranno i pagamenti della sanzione decisa nelle scorse settimane per il mancato recupero degli aiuti di Stato a un gruppo di imprese di Venezia e Chioggia.
E ieri l'esecutivo di Bruxelles ha invato altre due lettere di avvertimento all'Italia: la prima, sempre in tema ambientale, perche' le regioni non hanno provveduto alla designazione formale delle Zone speciali di designazione" sulla base degli elenchi stabiliti in accordo con l'Ue, e l'altra per la mancata attuazione della direttiva sui diritti aeroportuali.
Ma la Commissione ha anche archiviato altre 5 procedure in corso, perche' dal loro avvio sono state applicate le norme europee. Si tratta in particolare delle condizioni minime per l'allevamento delle cosiddette "galline ovaiole", dell'estensione anche ai cittadini non italiani la possibilita' di accedere al servizio civile, dei diritti dei passeggeri nel trasporto marittimo, dell'obbligo di mantenere un livello minimo di scorte di prodotto petroliferi e dei progetti di utilita' sociale promossi dal Comune di Padova, che richiedevano per l'assunzione del personale la discriminatoria condizione di risiedere a Padova da 10 anni.