Sussidio di disoccupazione ai frontalieri? La Svizzera dice no alle norme Ue
La Lega dei Ticinesi chiede al governo svizzero chiarimenti su una nuova norma allo studio dell'Ue sul pagamento della disoccupazione per i frontalieri
SVIZZERA, SUSSIDIO AI FRONTALIERI DISOCCUPATI
La Lega dei Ticinesi chiede al governo svizzero chiarimenti su una nuova norma allo studio dell'Ue sul pagamento della disoccupazione per i frontalieri. Il governo elvetico ha risposto che segue con attenzione il dossier delle indennità di disoccupazione versate ai frontalieri attualmente sul tavolo delle autorità dell'Unione europea e sta valutando le eventuali conseguenze per la Svizzera. Lo si legge nella risposta del Consiglio federale a un'interpellanza presentata da Lorenzo Quadri (Lega/TI), secondo cui "la nuova versione" comunitaria avrebbe conseguenze pesanti per la Svizzera, "in prima linea" per il Ticino. Il deputato ticinese, non nuovo ad interventi contro i frontalieri italiani, fa riferimento a una nuova normativa europea, in base alla quale a pagare la disoccupazione dei frontalieri dovrebbe essere lo Stato in cui il frontaliere ha lavorato l'ultimo anno, e non più (come ora) quello di residenza. Oggi "gli oltre 314mila frontalieri che lavorano nel nostro Paese pagano i loro contributi in Svizzera, ma ricevono le indennità dallo Stato di residenza", ricorda Quadri. In cambio la Svizzeraversa ai Paesi di residenza dei frontalieri un indennizzo pari a 3 mesi di disoccupazione per chi ha lavorato meno di un anno o a 5 mesi per chi ha lavorato di più.
LA LEGA TICINO DICE NO ALLE NORME UE
Secondo il parlamentare leghista, il cambiamento di paradigma comporterebbe "costi di svariate centinaia di milioni di franchi all'anno a carico della Confederazione". "I Cantoni con molti frontalieri - in prima linea il Ticino dove è attivo oltre il 20 per cento del totale dei frontalieri presenti su territorio nazionale - si troverebbero confrontati con la necessità di potenziare in modo importante gli URC (uffici regionali di collocamento, ndr), facendosi carico dei rispettivi costi aggiunti". Nella sua risposta, il governo afferma di seguire con attenzione la situazione. Al momento la nuova normativa - proposta il 13 dicembre 2016 dalla Commissione europea - deve ancora passare al vaglio del Consiglio e del Parlamento europei. "Attualmente, dunque, non è possibile sapere se il progetto sarà effettivamente adottato nella sua versione attuale, né quando", sottolinea il Consiglio federale. Tra Berna e Bruxelles il coordinamento della sicurezza sociale è disciplinato dall'Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC). A questo proposito il governo ricorda che "l'eventuale inserimento di nuove regole" nell'accordo deve essere approvato dal Comitato misto, composto su base paritetica di rappresentanti di Svizzerae Ue. Senza il consenso della Svizzeraquindi, non può essere apportata nessuna modifica all'ALC.