Emilia Romagna, la giunta Pd cassa la valutazione ambientale strategica

“Le devastanti alluvioni hanno insegnato poco” scrivono gli esperti. Per i piani urbanistici i Comuni non dovranno più chiedere l’approvazione ad Arpae

di Antonio Amorosi
Emilia Romagna
Cronache

Più cemento per tutti! In Emilia Romagna vince ancora “l’uomo betoniera”, nonostante le devastanti alluvioni di maggio 

 

“Le devastanti alluvioni della Romagna hanno insegnato poco”, scrive sul sito di Altreconomia il professore di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano Paolo Pileri. Forza Cemento Siempre! Non sono serviti gli studi dell’Imperial College di Londra o gli appelli di tantissimi studiosi nel dire che la causa dell’ultimo disastro in Emilia Romagna è la cementificazione esasperata del territorio e il mancato drenaggio delle acque.  

Ecco la delibera 1407 delle Regione Emilia Romagna approvata in pieno agosto, il 7 scorso, che recita: “di dare atto che nei procedimenti di approvazione dei piani urbanistici comunali e delle loro varianti attivati ai sensi della L.R. n. 24/2017, la previa istruttoria di Arpae ai fini del rilascio del parere motivato di Valsat da parte della Città metropolitana di Bologna e delle Province non è dovuta”

Che vuol dire?

Che da oggi i Comuni o gli altri enti dell’Emilia Romagna non dovranno più acquisire il parere favorevole di Arpae, ente esistente in ogni Regione per il controllo dei “disastri” urbanistici dei Comuni che immettono sul territorio costruzioni a mani basse. 

La norma sembra una sorta di liberi tutti che rischia di far passare come normale il consumo di suolo sempre più esasperato dell’Emilia Romagna, terza regione per maggiore incremento negli ultimi 10 anni.

“Un vero e proprio bavaglio”, commenta il professore Paolo Pileri nel lungo articolo di Altreconomia, “anche umiliante per tutti quegli esperti pubblici che dovrebbero essere valorizzati e ai quali, anzi, andrebbe dato più spazio proprio nelle fasi in cui il piano si forma, per limitare i danni che l’uomo-betoniera continua a fare. La decisione di azzerare la funzione di Arpae è ancor più grave perché avviene qualche mese dopo lo sfascio alluvionale che, sappiamo bene, è stato aggravato di parecchio a causa proprio del super consumo di suolo in questa Regione, nonostante la millantata legge 24/2017 che, solo a detta di quel governo regionale, è la migliore di sempre (ma non è affatto così). Grave anche perché frutto di una Regione governata dal presidente del più grande partito di opposizione teorica alle destre e quindi c’è pure il rischio che venga presa come ‘buona pratica’ politica”. Nell’approvazione della giunta risulta assente il presidente Bonaccini ma è presente il suo vice, Irene Priolo. 

Insorge l’associazione Italia Nostra che scrive a Bonaccini e chiede di annullare la delibera dagli effetti devastanti.

Sorpresa per l’approvazione oltretutto in pieno agosto anche la consigliera regionale Valentina Castaldini (FI): “Una scelta alquanto singolare”. “Un’attenzione (quella relativa al controllo del territorio fatto da Arpae) che in un periodo come quello che stiamo attraversando, ancora in piena emergenza dopo l’alluvione che ci ha travolti a maggio, deve restare assolutamente alta per far sì che lì dove si decide di costruire non ci siano pericoli, e che siano ridotti il più possibile gli impatti sul territorio per evitare conseguenze come quelle a cui abbiamo purtroppo assistito”. 

La consigliera solleva il dubbio che la delibera possa essere in conflitto con la normativa vigente e visto il dramma alluvionale appena subito aggiunge: “Fatta questa premessa chiedo all’assessore all’Ambiente Irene Priolo quale sia stata la visione dietro questa delibera che ha portato alla decisione di togliere uno degli enti più esperti sul piano ambientale dalla definizione dei piani urbanistici e delle Valsat che le nostre province e la città metropolitana si troveranno a dover approvare”. Lo sconcerto non è poco.

“C’è da chiedersi”, scrive il professor Pileri, “che cosa spinga una Regione come l’Emilia-Romagna a uccidere l’ultimo baluardo ambientale che ancora abbiamo”. “...il cemento è una livella politica”. 

E aggiunge: “A onor del vero una piccola porta l’hanno lasciata aperta: se le Province e la Città metropolitana fanno una convenzione onerosa (tradotto, soldi) con Arpae, allora l’Agenzia può dare dei pareri. Ma sappiamo tutti che le Province sono in sofferenza finanziaria e che ci vogliono mesi per avviare una convenzione. Insomma, è come dire a un indigente che se vuole trovare una casa deve pagare un consulente e pagare pure chi redige la convenzione con il consulente. La porta che hanno lasciato aperta ma di fatto è chiusissima dalla burocrazia e dalla mancanza di denaro, una tattica che conosciamo per dire no nei fatti, ma apparentemente non del tutto”. Appunto, campa cavallo che l’erba cresce. Un cavallo in cemento è sicuramente meglio!


 

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