Superbonus, boom di furbetti: materiali +30%. E così i preventivi raddoppiano
Se si aggiunge anche l'aumento delle materie prime emergono tutte le criticità e i rischi per il maxi-buco nei conti dello Stato in vista della manovra
Superbonus, ecco come si è creata la voragine nei conti dello Stato. Il confronto tra i prezzi
Il governo ormai è uscito allo scoperto e il ministro Giorgetti ha annunciato una "manovra prudente" lamentando un "mal di pancia" dovuto ad una voce di Bilancio ben precisa. Il problema principale, secondo le stime del Tesoro, è legato alla voragine nei conti dello Stato creata dagli effetti distorsivi sul Superbonus, anche se altri analisti indicano in altri motivi le vere problematiche.. Ma la questione resta centrale. Per capire cosa significhi parlare di caro-cantieri, - si legge su La Stampa - basta confrontare i preventivi recapitati a un palazzo di Milano nel 2017 e quelli per gli stessi lavori di efficientamento energetico ricevuti nel 2022.
Si passa da 508.077 per il preventivo più caro (gli altri due sono da 415 e 349 mila euro) a 1.147.830 euro, a cui vanno sottratti circa 150 mila euro di caldaia, intervento inizialmente non previsto. Il doppio, o quasi. Un caso limite? Fino a un certo punto. Spostandosi in provincia la situazione non è migliore. "L’aumento medio si attesta intorno al 30%, ma se guardiamo ai singoli materiali da costruzione alcuni aumenti sono molto più significativi" spiega a La Stampa Marco Bandini, membro del consiglio nazionale di Anaci e presidente della sede di Lecco dell’associazione degli amministratori di condominio.
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Alcuni esempi: il costo di un cappotto termico è passato da 65 a 100 euro al metro quadro, i ponteggi dai 15 euro al metro quadrato del 2020 ai 25-30 di oggi mentre se ad aprile del 2020 sostituire i vecchi serramenti costava 10 mila euro, nel 2022 sono arrivati a costare oltre 15 mila euro. La curva tipica della bolla si vede benissimo, poi, parlando di pannelli fotovoltaici: un impianto medio da 6 kW prima dell’abolizione della cessione del credito ad aprile 2023 si aggirava attorno ai 17.400 euro, nel post-decreto, invece, è sceso a 12.600 euro, più o meno quanto sarebbe costato nel 2019.