Tolkien alla Galleria d’Arte Moderna, errore di Meloni: la letteratura non si espone
La premier rende omaggio al suo scrittore preferito, ma nella location sbagliata
Tolkien Tolkien alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: l'idea di Giorgia Meloni
Il grande scrittore J.R.R. Tolkien ha avuto un merito inconscio: quello di riuscire a incarnare l’immaginario fantasy di una vasta area politica, attraverso i suoi romanzi più importanti e popolari, Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, e il Silmarillion.
Quella destra europea che ha fagocitato convulsamente le sue dotte citazioni, le iperboli linguistiche arcaiche, reali o inventate, ci ricorda pericolosamente quanto il Nazismo si sia nutrito di Wagner e dei Nibelunghi per costruire una sua improbabile colonna sonora.
Ed è anche il caso, molto italiano e spesso fonte delle interminabili discussioni sui cosiddetti Campi Hobbit - meta preferita della giovanissima Giorgia durante la sua adolescenza politica - mentre meno importanti sono stati i tentativi Hitleriani di rubare l’arte celestiale del grande compositore di Lipsia, attraverso l’uso improprio del suo antisemitismo.
Ora siamo nell’era post-ideologica e le neo-aree politiche hanno bisogno di costruirsi i simulacri, anche culturali, che ne giustifichino l’ascesa. Giorgia dopo neppure un anno di accesso al Trono, non di Spade, né di bastoni, ha affrontato una sua idea di progetto espositivo-culturale sull’opera dell’immaginifico scrittore e ha deciso di dargli uno spazio museale romano molto importante ma affaticato come la GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
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Episodio altamente spericolato poiché esporre la letteratura è quasi impossibile e nel caso di Tolkien forse ci saranno molti documenti, ma sicuramente non fondamentali, come le Lettere a Croce. Per il resto le grandi pareti espositive romane resteranno pericolosamente vuote e questo spiega l’aspetto teologico della mostra.
Non si contesta il soggetto esposto ma la location che francamente non appare significativa, né corretta, come se si volesse fare un’operazione di appropriazione politica degli spazi, ma senza un concreto progetto sociologico: un museo serve al esporre arte moderna e contemporanea, per il resto ci sono spazi adeguati e più significativi.
In questo caso sembra che si sia voluto fare un atto di forza per segnare il territorio, a scapito dell’universo indifferenziato di intellettuali più o meno significativi che storceranno il naso: ecco vedete che cosa combina la Meloni?
Ma era necessario? Sicuramente no. Poteva essere anche l’occasione per estrapolare alcuni significati profondi che sono presenti nella gigantesca opera tolkeniana, magari con percorsi tematici e illustrativi delle istanze che hanno trasformato testi di intrattenimento per i suoi figli in mitologie simboliche, certo amate moltissimo dai militanti della destra, ed estrema destra. Ma anche da molti altri, perché Tolkien ha venduto 150 milioni di copie nel mondo.
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Il consiglio che mi sento di dare alla Premier è quello di raddrizzare la (sua) barra della cultura, di esprimere al meglio tutte le potenzialità che la sua rendita di posizione le concede, ma niente azzardi, bisogna studiare, analizzare e confrontarsi prima di dare soluzioni che sicuramente saranno approssimative.
Uno spazio come la GNAM va rispettato per quello che ha rappresentato e per quello che rappresenta, non è una galleria privata, potrebbe anche dare spazio a questo importante protagonista della letteratura del novecento, ma si faccia in modo di rendere tutto più elevato e impegnato perché la Cultura è fatta di tanti ingredienti ma rifugge dall’aver bisogno di etichette e di fanfare, soprattutto a destra.
A sinistra, per decenni, non hanno fatto altro che spiegarci la loro infinita superiorità