Roma, ritorno a scuola dell'infanzia nel caos: il dossier 5 Stelle da brivido

Antonio De Santis, capogruppo Lista Civica Raggi, spiega perché per i bimbi delle Comunali sarà un autunno amaro. E le maestre...

Bambini asilo
Roma

Per il Comune va tutto bene, anche di fonte all'agitazione sindacale, ma a poche ore dalla riapertura il capogruppo della Lista Civica Raggi, Antonio De Santis rende noto un dossier Scuole dell'infanzia “da brivido”.

“Stanno trascinando il settore scolastico nel baratro - denuncia l'esponente 5 Stelle, già assessore al Personale con Virginia Raggi – con tutte le ripercussioni sui servizi offerti alle famiglie. E' ora di fare chiarezza”.

Bene De Santis, allora facciamo chiarezza. Partiamo da ciò che potrà accadere a bimbi e educatrici.

“Il tema delicato è la gestione quotidiana dell’attività lavorativa che, in mancanza di adeguata copertura finanziaria con l’impossibilità di adeguate sostituzioni e sottoscrizioni di contratti a tempo determinato, non farà che peggiorare le condizioni di lavoro. Il rischio è che le insegnanti ed educatrici di Roma Capitale siano costrette sempre più a prestare il proprio servizio “fuori rapporto” ovvero con un numero di bambini superiore a quello determinato dalla normativa vigente con grave pregiudizio della qualità del lavoro e del servizio”.

Antonio De Santis, Lista Civica Raggi
 

Per chi non è addentro ai tecnicismi amministrativi, vogliamo riepilogare cosa è accaduto nei mesi scorsi?

“Partiamo da una circostanza gravissima: la carenza di fondi da destinare alle supplenze già evidente nel marzo scorso quando gli uffici tecnici allertavano tutti i Municipi del fatto che “la proiezione su base annua della spesa del mese di gennaio 2023 non assicurava la ripresa delle attività educative e scolastiche venendo meno la disponibilità finanziaria già dal mese di settembre”. In poche parole il plafond di risorse finanziarie disponibili per tutti i contratti a tempo determinato stipulati da Roma Capitale (non solo quelli legati al settore scolastico) è limitato da un tetto di legge che evidentemente è stato mal gestito ed ha finito per travolgere anche l’equilibrio finanziario legato ai contratti per le sostituzioni delle insegnanti e delle educatrici. Una situazione mai verificatasi in precedenza e che ci dice chiaramente come l’amministrazione Gualtieri non sia stata in grado di tutelare le risorse disponibili in un settore tanto delicato e d importante”.

Casse vuote e poi? Quali gli effetti?

“Il grave segnale del marzo scorso da parte degli uffici competenti, qualche settimana dopo, veniva seguito dalle prime drammatiche conseguenze con l’annuncio da parte dell’amministrazione Gualtieri di un piano di razionalizzazione di scuole e sezioni scolastiche. Venivano infatti chiuse ben 47 sezioni a tempo pieno, 6 sezioni antimeridiane nonché disposta la trasformazione di 11 sezioni da antimeridiane a tempo pieno e la chiusura totale di 9 scuole. Il tutto con ovvia decurtazione dei servizi offerti e danno per le lavoratici coinvolte che perdevano la propria sede di lavoro. Un tale grave problema avrebbe imposto di dare priorità assoluta ad un forte impegno che scongiurasse il ridimensionamento del servizio”.

E il Comune di Roma cosa ha fatto per evitare il caos?

“L’amministrazione pensava invece ad invischiarsi in un nuovo pasticcio concentrandosi sulla sostituzione del ruolo di coordinatore dei servizi educativi e scolastici, non più le cosiddette Poses, coadiuvate dai Funzionari educativi e scolastici, si è concentrato sulla nuova figura del Coordinatore pedagogico. Val la pena rammentare come il ruolo di coordinatore del servizio sia la più alta figura di gestione dell’articolata rete di servizi educativi e scolastici di Roma Capitale. Un ruolo di estrema delicatezza, per decenni esercitato dalle Poses affiancate dai funzionari educativi e scolastici cui veniva di fatto dato il benservito gettando al vento anni ed anni di esperienza ma soprattutto senza prevedere formalmente il loro nuovo ruolo all’interno di un quadro organizzativo che, peraltro, si stenta tuttora ad intravedere”.

Quindi ha agito...

“Purtroppo non finisce qui perché anche rispetto alla selezione della nuova figura di coordinamento è stato generato un vero e proprio caos in grado di scontentare tutti. Innanzitutto, a nostro avviso, per la selezione di tale figura si sarebbe dovuto ricorrere alla modalità ordinaria di selezione ai sensi dell’art.15 del CCNL degli enti locali e, quindi, prevedere una vera e propria concorsualità e non – così come stabilito- una mera selezione interna rispetto alla quale affiorano molteplici contraddizioni che sono state peraltro denunciate dalle organizzazioni sindacali e già oggetto di ricorsi all’autorità giudiziaria. La procedura interna ovvero la “progressione verticale” non è chiara nell’attribuzione dei punteggi ed un grande peso verrebbe attribuito ad un colloquio valutativo che sembrerebbe privo di regole di ingaggio e quindi soggetto ad ampia discrezionalità. Così come ampia discrezionalità verte sui 22 punti da attribuire in relazione alla valutazione della performance, al curriculum individuale laddove non vengono precisati oggettivamente elementi di valutazione su questi aspetti”.

Mi scusi ma ai romani che cercano posto nelle scuole dell'infanzia, le beghe amministrative e sindacali interessano poco. Che succede per i servizi alle famiglie?

“Aldilà del merito specifico, anche queste scelte stanno generando una destabilizzazione del settore educativo e scolastico con forti ripercussioni sul piano sindacale. Si pensi che il numero di partecipanti alla selezione non è riuscito a coprire nemmeno il numero di posti disponibili. Un vero e proprio flop della procedura ed un danno per l’intero settore educativo e scolastico il cui sistema organizzativo rimane quindi ancora ignoto mentre si dà il via all’anno scolastico”.

Sempre beghe sono. Riproponiamo la domanda: cosa può accadere a mamme, papà e bimbi?

“Semplice, la gestione quotidiana dell’attività lavorativa che, in mancanza di adeguata copertura finanziaria con l’impossibilità di adeguate sostituzioni e sottoscrizioni di contratti a tempo determinato, non farà che peggiorare le condizioni di lavoro. Il rischio è che le insegnanti ed educatrici di Roma Capitale siano costrette non solo come già detto a prestare il proprio servizio “fuori rapporto, ovvero con un numero di bambini superiore a quello determinato dalla normativa vigente con grave pregiudizio della qualità del lavoro e del servizio ma anche in un clima di insoddisfazione che non si può consentire in uno dei settori più delicati dell'amministrazione. Qui in gioco ci sono i bambini”.

Dunque, secondo voi non siete stati ascoltati. Come reagirete?

“Denunciamo da mesi, inascoltati, queste situazioni. Siamo davanti ad un’inerzia insostenibile. Una cosa deve essere però chiara. Non consentiremo che l’incapacità di qualcuno conduca a scelte ancor più scellerate di quelle davanti alle quali ci siamo trovati fino ad oggi”.

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