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In un mondo sempre più interconnesso, le leggi fiscali nazionali non hanno sempre tenuto il passo con le aziende globalizzate, la fluidità dei movimenti di capitali e la crescita dell'economia digitale, lasciando lacune e discordanze che possono essere sfruttate per generare evasioni o elusioni. Questo mina la correttezza e l'integrità dei sistemi fiscali.

Per “Base Erosion and Profit Shifting” (BEPS) si intendono le strategie di pianificazione fiscale che sfruttano queste lacune e discordanze nelle regole fiscali per spostare artificiosamente i profitti nelle sedi a bassa o nulla fiscalità, anche se quando vi è poca o nessuna attività economica, con conseguente poca o nessuna imposta sulle società collegate. La BEPS è di grande importanza per i Paesi in via di sviluppo a causa della loro forte dipendenza da imprese multinazionali.

Una ricerca intrapresa nel 2013 conferma la potenziale ampiezza del problema BEPS. Le stime indicano conservativamente perdite annuali in generale attorno al 4-10% dell'imposta sul reddito delle società, cioè da 100 a 240 miliardi di dollari all’anno.

Alcune nazioni, come la Svizzera, hanno deciso negli ultimi anni di aderire alla richiesta di trasparenza proveniente da tutti i Paesi occidentali. Nonostante la decisione di abbandonare il segreto bancario, i patrimoni gestiti sono cresciuti e la sua posizione, tra i leader mondiali in questo mercato, non è minacciata.

È quanto si legge nel Rapporto sulle questioni finanziarie e fiscali internazionali 2015 pubblicato a fine gennaio. Stando al documento redatto dalla Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), benché la Confederazione abbia adeguato la propria legislazione alle nuove esigenze di trasparenza internazionali, la pressione sulla piazza finanziaria elvetica per l'anno in corso non è destinata ad allentarsi.

Per quanto riguarda il progetto dell'OCSE in Europa, inteso a circoscrivere l'elusione fiscale da parte delle grandi multinazionali, il governo svizzero intende prendere in considerazione solo le "norme minime" inerenti al piano d'azione (BEPS, Base Erosion and Profit Shifting), di cui si è già tenuto conto nella riforma delle imprese (abolizione regimi fiscali criticati a livello internazionale e sostituzione con Patent box o Licence box per l'imposizione privilegiata di brevetti e royalties).

Per lo scambio di dati sui "ruling" fiscali (regimi impositivi speciali) concessi a determinate imprese, la Confederazione intende istituire le basi legali necessarie.

Per quanto riguarda le relazioni con i singoli Stati, il rapporto sottolinea la normalizzazione raggiunta con Francia e Italia, ma anche con gli Stati Uniti. Con alcuni Paesi sussistono tuttavia diversi problemi tuttora aperti. Ad esempio la cooperazione fiscale con l'India è influenzata negativamente a causa dei dati bancari ottenuti irregolarmente (Lista Falciani).

La BEPS resta comunque un problema globale che richiede soluzioni globali. Per la prima volta in materia fiscale, l'OCSE e i Paesi del G20 hanno lavorato insieme su un piano di parità ed è stato concordato un pacchetto completo di misure, alcune delle quali possono essere immediatamente applicabili, come gli orientamenti sui prezzi di trasferimento. Altre misure richiedono modifiche alle convenzioni fiscali bilaterali, qualcosa che può essere fatto attraverso lo strumento multilaterale apposito (la cosiddetta Azione 15). Infine, altre misure richiedono la modifica delle leggi nazionali.

Questi accordi non sono al momento giuridicamente vincolanti, ma c'è l'aspettativa che le misure concordate saranno attuate da parte dei Paesi che hanno espresso il consenso.

Paolo Brambilla

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