Affari di Genio

La capacità di saper leggere il futuro

Nel mondo del giornalismo accade di frequente.  Lo si sente ripetere con una certa consuetudine. "Quell'avvenimento? Non è di nessun rilievo, non è di certo notiziabile". 

In fila si potrebbero elencare gli eventi non considerati rilevanti. L'approdo delle e- mail, ( a che servono se ho il fax? per lungo tempo questo è stato il commento)  l'avvento di internet, (lo useranno solo gli ingegneri), i telefonini cellulari ("i giornali continueranno a essere venduti in edicola") quello dei social network ( "luoghi che hanno sostituito i bar") e adesso è arrivato il momento dell'intelligenza artificiale ( pericolosa perchè ci toglierà la libertà).

Non c'è stato progresso che non sia stato bandito come pericoloso. Nel 1976 il Partito Comunista si oppose alla TV a colori in Italia (pericolosa per i suoi effetti destabilizzanti e manipolatori). 

Insomma ogni volta che si attraversa un processo di cambiamento, con riflesso pavloviano, scattano le Cassandre che passano in mezzo al progresso  con lo stesso ottimismo della vittima davanti al suo boia. Anche se il boia non c'è. O anche se il boia alla fine è quello di sempre: l'uomo.

GenioNet che da sempre cerca di farsi interprete ed esercita la funzione di sentinella sul territorio, quest'aria la sta respirando già dal periodo del COVID, altro memorabile tempo per i pessimisti ad oltranza. Ne ha compreso la funzione purificatrice di vecchi modelli d'approccio, trasferendo in pochi mesi la propria struttura online. Ottenendo un clamoroso successo. La stessa dinamica sembra ripetersi nel caso della AI. Spira un venticello crudele di rappresaglia verso questa nuova funzione scoperta dall'uomo da parte della quota più anziana della società che ne intravede e legge i pericoli; e per questo altrettanto fisiologicamente si è prodotta la voglia di bandirla come nuova peste.  Sono in molti a defilarsi o a eludere la responsabilità di cogliere un cambiamento di natura epocale che sta rapidamente portando i nostri ragazzi, invece, con attesa uguale e contraria ad abbeverarsi alla funzione offerta dal nuovo oracolo del XXIII secolo, ovvero l'AI; gli uni provati dal timore di non avere sufficienti mezzi per confrontarsi e prepararsi all'ultimo ritrovato della scienza umana. Gli altri, sempre più vicini a percepirla e trattarla come se fosse un novello oracolo, un nuovo  dio immateriale, comunque presente.

L'intelligenza artificiale invece ha una caratteristica preponderante: nasce dall'uomo e con l'uomo, grazie a lui è destinata a crescere e a realizzare ciò che solo 50 anni fa non avremmo mai immaginato di poter porre in essere. Di fronte a questo slancio ideale da cui è attraversata e di cui inevitabili protagonisti sono i più giovani, affascinati dalla tecnologia e dai suoi continui progressi, è inevitabile che si creino sacche di resistenza ad oltranza, manipolati dall'inconscia paura di considerare, il nuovo, male assoluto. Tanto più se ciò avviene per mezzo di algoritmi, considerati come se  fossero l'apogeo di un nuovo linguaggio, di una nuova scrittura; incomprensibile e perciò intesa come mistica divinità. In realtà anch'essa espressione della caducità umana. Troppo umana, forse. 

Impaurita, parte dell'umanità, dal governare una macchina in grado di pensare e di elaborare soluzioni meccaniche ad impulsi e sollecitazioni anche violente; ma non ancora in grado di elaborare le emozioni. Quelle l'uomo deve ancora imparare a riconoscerle, farle proprie e accettarle, prima di trasferirle ad una macchina. In questa dicotomia s'annega l'affanno di vecchie e nuove generazioni. Mentre in cima alla montagna della scienza, da sempre, se la ride quel dio del tutto cui ambiziosamente e improvvisamente ambisce l'ultimo trovato umano, alla fine L'AI è nient'altro che uno strumento. Se usato cum grano salis può divenire il portato di una generazione, l'alpha di un nuovo inizio. A saperlo capire ed usare può contribuire a migliorarci. Male usandolo, al massimo può portarci dove già siamo stati: dentro il nichilismo.

Tutto dipende da noi.

Max Rigano