Lo sguardo libero

Fabio Accinelli: "Il rallentamento della Cina? Una sfida per il luxury”

Di Ernesto Vergani

I giovani del Celeste Impero sono orientati a consumi più responsabili e alternativi

I cambiamenti economici e sociali in Cina influenzano i comportamenti di acquisto e stanno cambiando la domanda, in particolare da parte delle giovani generazione. I brand del lusso devono adattarsi a un mercato in evoluzione. Ne parliamo in questa intervista con Fabio Accinelli, economista ed esperto di mercati finanziari internazionali.

Fabio Accinelli, partiamo dal contesto attuale. Stiamo assistendo a un rallentamento dell’economia cinese, che impatto può avere sul settore del lusso?

Il rallentamento economico cinese è certamente un fenomeno che sta influenzando profondamente il lusso globale. La Cina è stata per anni il motore principale della crescita per i brand occidentali, ma ora è chiaro che siamo entrati in una fase di ridimensionamento. Questo non è solo un cambiamento temporaneo, ma un segnale di nuove dinamiche a lungo termine. Le aziende devono confrontarsi con una realtà in cui i consumatori cinesi, in particolare i più giovani, stanno modificando le loro priorità di acquisto.

Dunque, era qualcosa di prevedibile?

In parte sì. I brand di lusso hanno potuto beneficiare a lungo della domanda cinese in crescita. Tuttavia, con l'economia che rallenta e una distanza economica crescente tra la Cina e l'Occidente, i risultati delle aziende si stanno adattando di conseguenza. Prendiamo LVMH, che nel terzo trimestre del 2024 ha riportato un calo delle vendite del 5%. Questo non è un caso isolato: anche Kering ha registrato un calo delle vendite in Cina. È un ridimensionamento che impone di rivedere le strategie.

Durante la pandemia, però, sembrava che il mercato cinese fosse un terreno sicuro per il lusso.

Assolutamente. Durante la pandemia, i consumatori cinesi hanno continuato a comprare beni di lusso online, e tra il 2019 e il 2021 il mercato del lusso in Cina è addirittura raddoppiato in termini di volumi. Tuttavia, molti brand hanno approfittato della situazione, aumentando i prezzi di oltre il 50%. Questo ha inevitabilmente creato una sorta di "sovrapprezzo" che oggi i consumatori, in particolare i giovani, non sono più disposti ad accettare.

In che modo stanno cambiando le abitudini di acquisto dei giovani cinesi?

Le nuove generazioni cinesi sono molto diverse da quelle precedenti. Preferiscono acquistare prodotti meno costosi o da altre fonti, come il Giappone o piattaforme di e-commerce locali che offrono sconti fino al 40%. Inoltre, non si tratta solo di una questione di risparmio: c’è una nuova sensibilità culturale verso prodotti eco-friendly, di nicchia o di seconda mano. La crisi immobiliare e la disoccupazione giovanile stanno spingendo sempre più giovani verso un consumo più consapevole.

Anche il governo cinese sembra spingere in questa direzione, vero?

Sì, il concetto di "luxury-shame" sta diventando parte della narrativa ufficiale. La Cina sta combattendo contro l'ostentazione, promuovendo una mentalità di consumo più sobria. L’esempio più chiaro è il divieto ai dipendenti pubblici di utilizzare prodotti Apple, che riflette l'intenzione del governo di valorizzare prodotti locali e limitare la dipendenza da marchi stranieri.

Cosa devono fare ora i brand di lusso?

È evidente che il mercato del lusso in Cina ha imboccato una strada diversa, e i brand devono adattarsi rapidamente. Serve un cambio di rotta: non ci si può più basare su vecchie strategie. Bisogna progettare il futuro e non guardare con nostalgia ai tempi passati, perché il mercato globale sta cambiando.