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Rocca sbrocca
"Vaccino, ecco perché dico di no": parla un luminare italiano in Florida

Per questo motivo, dove l’unica certezza e’ il dubbio, penso sia importantissimo monitorare la popolazione già vaccinata nell’arco dei prossimi 12 mesi per osservare da vicino l’eventualita’ di addizionali reazioni  allergiche ed auto-immunitarie. Per la stessa ragione io eviterei di vaccinare ulteriormente il resto della popolazione mondiale mentre continuerei a monitorare attivamente quella già vaccinata.  Quest’ultima si e’ adoperata, per la prima volta nella storia della medicina, ad un pool globale di sperimentazione  di massa,  con un vaccino prodotto incredibilmente nell’arco di in 1 anno,  nel mio parere troppo velocemente e che avrebbe avuto bisogno invece dai 5 ai 7 anni di sperimentazione continua ed appropriata prima di essere posto in commercio.

Ricordo inoltre che abbiamo ottimi trattamenti  medici capaci efficacemente di prevenire, combattere e vincere tale infezione, dove, tra l’altro, oltre il 90 % della popolazione affetta  è asintomatica, quindi, spesso, non solo, non a conoscenza della loro situazione infettiva,  ma anche non necessitante di alcun trattamento, vedi per esempio una simile situazione avvenuta nella porta aerei americana, USS Theodore Roosevelt, dove oltre il 90 % dei marinai affetti rimasero totalmente asintomatici, nonostante il loro vicino e continuo contatto.

Lei e la sua famiglia vi sottoporrete al vaccino? Pensa che siano dannosi per l'organismo?

Io e la mia famiglia, per le ragioni sopra esposte, non faremo nessuno dei vaccini disponibili. E’ da ricordare che le donne in età riproduttiva, in seguito a tale vaccinazione, sono esposte ad infertilità di tempi indeterminati dovuto alla presenza di proteine simili o facenti parte della placenta umana di cui è stata nominata la Sincitina.  Inoltre nelle donne in stato di gravidanza, a seguito della vaccinazione, è stata riscontrata un’alta incidenza sia di aborti che di sindromi simili alle eritroblastosi fetali. Come ulteriore sviluppo a quanto sopra detto, la terapia vaccinale, nell’ambito familiare,  potrebbe generare l’insorgenza delle stesse varianti, pochi mesi dopo un possibile diretto contatto familiare, aggravandone quindi la situazione precedentemente “creduta”, sotto controllo.

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