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Cina Africa, debito Laos, tech in Vietnam e Taiwan: pillole asiatiche
DIPLOMAZIA CINA-AFRICA - Dopo le battute d'arresto degli scorsi mesi, ripartono le relazioni tra Cina e Africa. E lo fanno in un momento nel quale l'Occidente, sotto pressione americana, assume una postura diversa rispetto al recente passato nei confronti di Pechino. E anche in Asia le potenze medie come Giappone e India si muovono per ridurre la dipendenza dal Dragone. Il pilastro su cui si potrebbe basare questa ripartenza è il vaccino anti Covid-19. Già da tempo il Partito Comunista Cinese promette un canale preferenziale agli stati africani a riguardo. E la cosa è stata ribadita dal funzionario politico dell'ambaciata cinese in Ugana, Fang Yi, che su Twitter ha garantito che le capitali africani saranno tra le prime a ricevere i lotti di vaccino cinese. Un'arma diplomatica che Pechino sta provando a utilizzare anche coi paesi più vicini, come Cambogia, Laos e Filippine, o nel Pacifico.
Nel frattempo, Pechino ha inviato in Sudafrica un nuovo ambasciatore. Si tratta di Chen Xiaodong. Una mossa che, secondo il China Africa Project, dimostra che Pretoria rappresenta per Pechino il più importante avamposto diplomatico nel continente. Chen è infatti un diplomatico di lungo corso con un lungo curriculum di incarichi in Africa. Ha operato sia in Africa orientale sia in Africa occidentale ed è molto conosciuto in diverse cancellerie del continente. Si ritiene che Chen possa assumere un ruolo di primo piano, quasi di coordinamento, della diplomazia cinese in Africa.
GUERRA TECH, RISVOLTI IN VIETNAM E TAIWAN - La contesa tecnologica tra Stati Uniti e Cina sta avendo effetti diretti o indiretti anche sul resto del mondo. In un luogo forse più che in altri: Taiwan. Il ban americano sull'export a Huawei colpisce in modo rilevante anche le aziende di Taipoei, in primis il colosso mondiale dei semiconduttori, TSMC. Per questo la presidente Tsai Ing-wen ha promesso un supporto speciale al settore, che rappresenta una componente chiave dell'economia dell'isola. "Attribuiamo grande importanza a questo settore strategico e lo assisteremo attivamente nella risoluzione dei problemi, per continuare a consolidare i vantaggi dell'industria dei semiconduttori di Taiwan e per accelerare la trasformazione e lo sviluppo", ha affermato l'ufficio presidenziale di Tsai. "Il focus includerà la localizzazione delle forniture di materiali, l'autonomia tecnologica, la localizzazione della produzione di apparecchiature straniere e la localizzazione di apparecchiature di assemblaggio avanzate".
Per ora, invece, chi è sostanzialmente rimasto al di fuori degli effetti più negativi (anche a livello geopolitico) della contesa Washington-Pechino, è il Vietnam. Il 2019 in Vietnam è stato invece un anno eccezionale per gli investimenti in tecnologia, ma il coronavirus ha arrestato questo trend, abbassando l'obiettivo di crescita del Pil 2020 al 2-2,5%, ben al di sotto il 5% annunciato a maggio, prima della pandemia. Così il governo ha deciso di promuovere un programma di finanziamento di start-up legate a comunicazione, high-tech, automazione ma anche green e sostenibilità, per rilanciare l’economia. Il progetto prevede incentivi per le start-up che stabiliscono la propria sede nei parchi industriali della nazione, tra cui Hoa Lac Hi-Tech Park, una nuova struttura vicino ad Hanoi, con l’esenzione dall'intero prezzo dell'affitto dei terreni per 50 anni. Lo stato coprirà anche il costo dell'uso delle infrastrutture, delle bonifiche del terreno e altri lavori necessari, oltre ad assicurare prestiti a tassi agevolati. Un programma di sostegno alle start-up era stato avviato già nel 2016, ma ora il governo si è impegnato anche a snellire la burocrazia, come chiesto da amministratori e imprenditori, e tra le nuove misure ha stabilito che i progetti con un capitale di investimento di 10 trilioni di dong (428 milioni di dollari) non richiederanno più l'approvazione del primo ministro.
LAOS SEMPRE PIU' ESPOSTO AL DEBITO - Fitch ha operato un downgrade del Laos, che è passato dal B- a CCC. Il significato, spiega il Nikkei Asian Review, è che Vientiane è di fronte un "rischio di credito sostanziale" e che il default è una "possibilità reale". Non è così frequente per una nazione sovrana finire nella classe C. La ragione principale del declassamento è l'aggravarsi della pressione sulla liquidità esterna a seguito della pandemia, spiega Nikkei, che sostiene che la stretta sollevi la possibilità che il paese debba fare affidamento sull'assistenza cinese. Fitch afferma che circa 500 milioni di dollari del debito estero del paese matureranno entro la fine dell'anno, seguiti da ulteriori 1,1 miliardi di dollari l'anno nei prossimi quattro anni. Le riserve in valuta estera del Laos sono stimate a 1,3 miliardi di dollari. Fitch prevede che "ulteriori finanziamenti bilaterali e la riduzione del debito potrebbero essere imminenti, anche dalla Cina". Intanto, però, lo scorso 8 settembre è stato firmato un accordo tra il gestore elettrico nazionale Électricité du Laos e l'azienda energetica statale China Southern Power Grid, proprio nell'ottica di portare liquidità nelle casse del paese del Sud-Est asiatico.