Roma, (askanews) - E' immerso nello spazio bianco della sua stanza nel manicomio di Saint Paul il Van Gogh interpretato da Alessandro Preziosi nello spettacolo "Vincent Van Gogh - L'odore assordante del bianco", diretto da Alessandro Maggi, in scena al teatro Eliseo fino al 4 marzo. Siamo nel 1889, al grande pittore in quell'istituto è vietato dipingere, usare i colori, esprimersi attraverso la propria arte. Dialoga, tra realtà e immaginazione, con il fratello Theo, a cui chiede disperatamente di aiutarlo ad uscire. "E' una full immersion dentro la testa di un grande pittore, intendendo la sua grandezza come un senso morale molto molto alto del rapporto tra l'uomo che vive la vita di tutti i giorni e il suo lavoro, il suo impegno. E in questo, devo dire la verità, facendolo tante volte mi rendo conto che rispecchia un po' il mondo dell'espressione, largamente intesa, dove chi esprime, riproduce, è una sola cosa con ciò che fa" spiega Preziosi.I dialoghi interiori, i ricordi, le allucinazioni, si alternano con i dialoghi reali con gli infermieri, un medico spietato, il direttore del manicomio: "E' come un sogno, non si capisce quando inizia e quando finisce, non c'è più confine. E' come quando i colori sono impastati tra di loro, non distingui più ciò che è vero da ciò che non lo è. E questo credo appartenga a tutti gli artisti. L'arte è un modo per crearsi qualcun altro con cui parlare e attraverso questo, legittimando addirittura una figura che non c'è, per poter riprodurre".Lo spettacolo, scritto da Stefano Massini, diventa man mano un thriller psicologico, ed è anche una riflessione sull'essere artista e sul ruolo dell'arte: "L'artista deve esprimersi, deve essere giudicato, deve essere maltrattato, deve essere innalzato, ma i ruoli li hanno gli altri. I pittori non fanno altro che dare profondità a questi ruoli" conclude Preziosi.