Coronavirus

Covid, "La salute mentale è un diritto. E la pandemia ce lo ha fatto capire"

Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Gabriella Terenzi sui disagi causati dalla pandemia covid19

“La salute mentale è un diritto, bisogna smetterla di far finta di niente”. Ci voleva la pandemia da Covid 19 per portare in primo piano l’annosa, irrisolta questione della salute mentale che va di pari passo con la salute fisica.

“In tempi di pandemia i media stanno scoprendo e denunciando la necessità e l’importanza di occuparsi anche del benessere psichico dei cittadini laddove il distanziamento e l’isolamento sociale, l’insicurezza sulla salute e la sopravvivenza economica, stanno mettendo a dura prova le risorse di ognuno di noi”, attacca la psicologa e psicoterapeuta Gabriella Terenzi che apprezza il reportage di C. Daina sul “Fatto quotidiano” di ieri.

È prioritario far fronte al bisogno di salute mentale – recita il reportage - perché insieme all’insicurezza sono aumentati problemi legati all’ansia, all’ipocondria, al senso di vuoto e alla depressione.

“Il reportage denuncia – osserva la Terenzi - una carenza di servizi psicologici: non solo si può aspettare dai 6 ai 9 mesi per un primo colloquio nelle ASL ma un’indagine del 2019, condotta dal Consiglio dell’Ordine degli Psicologi, evidenzia che un solo cittadino su 10 aventi bisogno, accede ai servizi pubblici di salute mentale”.

Inoltre, dal 2013 al 2018 il personale che si occupa di ‘salute psichica’ – dice la psicoterapeuta - è passato da 9,5 a 8,4 unità ogni 100mila abitanti, quando il fabbisogno ne prevede 15 per 100mila.

È tempo quindi che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, affronti risolutamente la questione della salute mentale: e l’occasione d’oro è il Recovery Fund.

“Aggiungo che neanche il numero verde – prosegue la Terenzi – predisposto per il supporto psicologico nei primi mesi di pandemia, nonostante abbia avuto migliaia di richieste, è attivo sin dalla metà di giugno: ci si aspetterebbe che le risorse del Recovery Fund, siano impiegate in quantità consistente nella sanità sia per la cura del corpo quanto per la realizzazione del diritto alla salute mentale”.

Con un obiettivo preciso, sottolinea la psicoterapeuta: “la cura della depressione e del senso di vuoto o di angoscia evidenziati e slatentizzati dalle restrizioni di questi mesi. È così che si possono realizzare il benessere delle persone e il risparmio per il SSN, anche in termini di riduzione del consumo di farmaci e di ricoveri. È risaputo infatti che affidarsi ai farmaci senza l’elaborazione e la cura delle problematiche sottostanti, produce inabilità e cronicità”.

La Terenzi ricorda a tal proposito, “il bellissimo spot pubblicitario “Si cura” di Foglietta e Calabresi, andato in onda sulla RAI ad ottobre 2020 ma purtroppo solo per pochi giorni, nel quale si faceva riferimento alla curabilità del disturbo mentale”.

Orbene, “se la politica provvedesse in modo strutturale alle tematiche della prevenzione psicologica e della formazione alla psicoterapia degli operatori per la capacità di interpretare l’annullamento della realtà che causa il senso di vuoto, la perdita degli affetti e la conseguente depressione, distinguendola dalla comprensibile tristezza del momento – precisa la psicoterapeuta, formatasi ai seminari di Analisi collettiva di Massimo Fagioli - attivando al meglio le risorse del territorio come la scuola, i presidi sanitari, l’informazione e l’attività culturale, welfare e livelli di occupazione, contribuirebbe in modo sostanziale e duraturo alla sconfitta del virus chiamato ‘perdita di speranza’ altrettanto pericoloso del Covid 19”.

Come dire, la salute mentale ha già il suo prezioso vaccino o antidoto? “Certamente – conclude la Terenzi - si chiama‘Istinto di morte e conoscenza’ dello psichiatra dell’Analisi collettiva”.