Coronavirus
Covid, Ursula spinge per il passaporto vaccinale. Ma il Garante frena
Un certificato vaccinale digitale per viaggiare da giugno. Ma il Garante della Privacy avverte: "Serve una legge nazionale"
"Presenteremo questo mese una proposta legislativa per un Green pass digitale. L'obiettivo e' fornire prova che la persona sia stata vaccinata oppure i risultati dei test per chi non ha ancora potuto vaccinarsi e eventuali informazioni su guarigione da Covid-19". Lo scrive in un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. "Rispettera' la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy", ha aggiunto.
Vaccino: Ue, certificato per agevolare viaggi attivo da giugno
La Commissione europea "fara' una proposta legislativa a marzo" per il certificato vaccinale ribattezzato 'Digital Green Pass' che, "sulla base della situazione medica", servira' a "facilitare i viaggi di lavoro e di piacere". Lo ha precisato Eric Mamer, portavoce della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Nel corso della conferenza stampa quotidiana, Mamer ha ricordato i tempi tecnici e ha indicato che l'obiettivo "e' averlo in funzione da qui a tre mesi", dunque entro giugno.
Privacy: Garante, no a 'pass vaccinali' senza legge nazionale
No a "pass vaccinali" per accedere a locali o fruire di servizi senza una legge nazionale. Ad affermarlo e' il Garante della privacy, ricordando come "con l'arrivo dei vaccini anti-Covid-19 si discute dell'opportunita' di iniziare a implementare soluzioni, anche digitali (ad esempio, app), per rispondere all'esigenza di rendere l'informazione sull'essersi o meno vaccinati come condizione per l'accesso a determinati locali o per la fruizione di taluni servizi (aeroporti, hotel, stazioni, palestre, etc)". A tale proposito, "nel caso si intenda far ricorso alle predette soluzioni, il Garante per la privacy richiama l'attenzione dei decisori pubblici e degli operatori privati italiani sull'obbligo di rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali".
"I dati relativi allo stato vaccinale, infatti - ricorda l'Autorita' - sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto puo' determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di liberta' costituzionali. Il Garante ritiene, pertanto, che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi, debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalita', limitazione delle finalita' e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l'interesse pubblico che si intende perseguire e l'interesse individuale alla riservatezza". "In assenza di tale eventuale base giuridica normativa - conclude la nota - sulla cui compatibilita' con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi, l'utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati e' da considerarsi illegittimo. La questione sara' oggetto di una prossima segnalazione al Parlamento".