Coronavirus

Crisanti: "Regioni possono truccare i dati. Milano da chiudere 2 settimane fa"

Per l'ordinario di Microbiologia dell'università di Padova Crisanti, la vera sfida è evitare la terza ondata. Come? "Con un sistema di tracciamento"

CRISANTI, 'LOCKDOWN A MILANO? SI DOVEVA FARE 15 GIORNI FA'

Se l'Ordine dei medici di Milano chiede per la città un lockdown immediato, "sono d'accordo", commenta il virologo Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell'università di Padova intervenuto ad Agorà su RaiTre. "Penso che dovremmo usare indicatori più precoci tempestivi di gravità, perché quando ci sono 9mila casi al giorno, il sistema sanitario non è più in grado di fronteggiare la situazione". Insomma, "si doveva pensare a chiudere in maniera mirata determinate zone 15 giorni fa, e non saremmo a questo punto. Questi indicatori in fase di definizione - aggiunge l'esperto a proposito delle misure annunciate nel nuovo Dpcm - come ad esempio il numero dei posti letto occupati in terapia intensiva, sono tutti indicatori tardivi. Si va in terapia intensiva 10-15 giorni dopo che ci si è infettati", dunque "questi indicatori leggono una situazione di 15 giorni prima".

CRISANTI, 'POTREBBE INDURRE LE REGIONI A NON ESSERE TRASPARENTI' 

“Davvero faccio fatica a comprenderlo e ho una serie di interrogativi a riguardo. Spero che il governo nei prossimi giorni spieghi bene il provvedimento''. Andrea Crisanti dice di non capire come il nuovo Dpcm si traduca in pratica. In un'intervista Repubblica invece, il microbiologo spiega i suoi dubbi: ''Mi pare manchi un automatismo preciso per cui a una determinata regione vengano imposte le chiusure. Il punto di cui si parla da settimane è sempre quello. Ora ho letto che ci sarebbero 21 criteri per decidere se una regione appartenga alla zona verde, arancione o rossa. Mi sembrano tanti, ma immagino che quelli fondamentali riguardino il riempimento dei posti in ospedale. Non vorrei che un provvedimento simile inducesse le Regioni a non essere totalmente trasparenti riguardo a questi dati''. Un rischio reale, secondo Crisanti, a causa della "politicizzazione e spettacolarizzazione di ogni cosa e la gara tra presidenti a chi è più bravo. Mi pare - afferma - che la frizione col governo sia proprio su questo. Si tratta di dati facilmente manipolabili e a livello regionale per qualche settimana si potrebbe decidere di ricoverare il meno possibile sulla pelle dei pazienti''.

''Al di là del nostro sistema sanitario regionale - prosegue Crisanti -, la stessa Costituzione dice che in casi straordinari come questo debba essere il governo a dare la linea, per cui trovo sensato che le Regioni attendano una decisione centrale. La prudenza dell'esecutivo dipende da qual è il suo vero obiettivo. Potrebbe essere quello di arrivare entro pochi giorni a un lockdown per poi rimuovere le misure per Natale oppure di guadagnare tempo, rallentare il contagio, riorganizzare il sistema di tracciamento, fare il lockdown a gennaio e poi ripartire con un sistema rodato''. In ogni caso per Crisanti  il lockdown ci sarebbe in entrambi i casi, ''però - precisa - senza una strategia di tracciamento si rischia una terza ondata. I contagi non bisogna solo ridurli, ma poi anche tenerli bassi. Se il governo ha un piano a riguardo bene, altrimenti sta solo perdendo tempo. Il progetto delle tre fasce regionali potrebbe essere utile se fosse presentato in modo chiaro: potrebbe aiutare sia a rallentare il contagio adesso sia a consolidare il risultato dopo il lockdown''.

CRISANTI, 'LEGGERISSIMO RALLENTAMENTO CRESCITA' 

Per Crisanti "Il numero dei positivi è una funzione dei tamponi fatti: con 200 mila tamponi saremmo intorno ai 34 mila casi, un leggerissimo rallentamento della crescita, ma siamo di fronte a numeri molto importanti. Quello che preoccupa è il numero di persone che ogni giorno va in rianimazione: si dice che abbiamo 7000 posti, ma i letti liberi per Covid saranno" in realtà "circa 2500. Se c'è un incidente o si va incontro a infezioni gravi serve un posto in rianimazione, e oggi ne abbiamo non più di mille per Covid, ad essere ottimisti. Se continua così son saturati".

CRISANTI, 'EVITARE TERZA ONDATA E' LA VERA SFIDA'

"Il vero obiettivo non è fare un lockdown più o meno rigido in questo momento, ma mettere in atto misure per evitare la terza ondata". Ne è convinto Crisanti. Se adesso facciamo un lockdown estremamente rigido, in sei settimane a ridosso di Natale i casi saranno diminuiti, ma ci saranno mille pressioni per rimuovere queste misure e poi", dopo gli assembramenti delle vacanze natalizie, "a febbraio saremo di nuovo in questa situazione. La vera sfida adesso è evitare la terza ondata". "Nessun reset fa effetto se non abbiamo un piano per impedire che i casi risalgano e consolidare i risultati di qualsiasi misura. Ma non si può andare avanti con misure di restrizione per mesi e mesi: penso - dice Crisanti  - che l'agenda politica dovrebbe essere quella di preparare un piano nazionale per consolidare i risultati di queste nuove restrizioni altrimenti a febbraio ci ritroviamo in questa situazione, a meno di non aver il miracolo di un vaccino distribuito a tutti per i primi mesi dell'anno prossimo, cosa che non credo sia possibile.

"Sono veramente preoccupato, perché se non si mette in campo una strategia andremo incontro a una terza ondata", afferma ancora l'esperto. Quanto alla scuola, "è potenzialmente un elemento di diffusione del virus, tenere la scuola aperta, specie le superiori, è un sfida. Ma mandare a casa alunni aumenta" le disuguaglianze. Solo che "se si apre la scuola e non si educa i ragazzi a tenere la mascherina e non si controlla la capienza degli autobus si creano incongruenze e i ragazzi lo percepiscono" e poi "si assembrano all'uscita. I bambini da 4 a 10 anni - continua Crisanti - si infettano poco, il rischio dunque è molto più basso e penso che dovremmo cercare di mantenere l'attività didattica in presenza almeno per le elementari