Coronavirus

Pandemia? Se l'è portata via la guerra: ma i fallimenti del governo restano

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Grazie alla guerra Draghi è riuscito a passare da uno stato di emergenza all'altro e a far dimenticare i fallimenti della politica sanitaria

2. 25 – 27 febbraio 2020. Il 25, due settimane prima del lockdown, l’allora Presidente del Consiglio Conte – al termine del vertice con i ministri e i governatori delle Regioni in videoconferenza nella sede della Protezione civile - rassicura: “Il nostro sistema sanitario nazionale è eccellente […]. Le misure adottate dal governo italiano per fronteggiare l'emergenza coronavirus sono di massimo rigore”. Il motivo del successivo lockdown sarà proprio quello che le terapie intensive stavano per collassare: su 5.100 posti letto in terapia intensiva disponibili in quel momento, verso la metà di marzo più di 4.000 erano già occupati.

Il 27 febbraio l’allora segretario del Pd Nicola Zingaretti vola a Milano e lancia l’iniziativa “Milano non si ferma!”, con tanto di aperitivo sui Navigli. Dieci giorni più tardi Milano e la Lombardia saranno in zona rossa! L’iniziativa di Zingaretti veniva accompagnata da un’altra trovata ancora più demenziale, quella di “abbraccia un cinese!”, portata avanti in parecchi talk show televisivi con conduttori che mangiavano in diretta gli involtini primavera. Insomma, una totale sottovalutazione del pericolo da parte di autorità, esperti e mezzi di informazione.  

Autopsie, cremazioni, funzioni religiose

3. Il Ministro della Salute Speranza, con ordinanza ministeriale dell’8 aprile 2020 (art. C, num. 1), raccomanda di non effettuare autopsie sui cadaveri - auspicando l’immediata cremazione - con la conseguenza che non è stato possibile comprendere sin dall’inizio se gli oltre ventimila decessi verificatisi nella Fase I fossero tutti morti a causa della Covid o eventualmente anche a causa di trattamenti errati a cui i malati erano stati sottoposti. Palese è stata la violazione, quantomeno nella Fase I, della legge n. 130/2001 sulla cremazione, la quale prevede che l’autorizzazione sia data (anche verbalmente) dal moribondo ovvero dai parenti più prossimi.

Nessuna autorità farà mai chiarezza su questi aspetti. Ma le immagini con la colonna dei camion militari che nella notte porta i cadaveri verso un forno crematorio fuori città resteranno scolpite in modo indelebile nell’immaginario collettivo.