Coronavirus
Vaccini, l'Anm fa retromarcia. "Nessun ricatto.Mandato un messaggio sbagliato"

Dopo la pioggia di critiche arriva il dietrofront delle toghe. La minaccia: "Prima a noi le dosi, altrimenti blocchiamo i processi"
Vaccini, l'Anm fa retromarcia. "Nessun ricatto.Mandato un messaggio sbagliato"
L'emergenza Coronavirus continua in Italia. Aumenta il numero di contagiati e preoccupa la situazione nelle terapie intensive, complice anche il diffondersi delle varianti. Tutta la concentrazione del governo Draghi è focalizzata sui vaccini. La priorità del premier è stata ribadita alle Regioni: "Prima i più fragili". Ma da parte dell'Anm, l'associazione magistrati era arrivato un messaggio forte: "Prima noi o blocchiamo i processi". A distanza di poco tempo è arrivata la retromarcia, in seguito alle molte polemiche suscitate. «Abbiamo commesso un errore». Sono bastate un pugno di ore. E sulla presa di posizione dell’Associazione nazionale magistrati - si legge sul Corriere della Sera - che domenica, in una nota, lamentava che il servizio della giustizia non fosse ritenuto essenziale al pari di quelli offerti da altre categorie con corsia preferenziale per i vaccini, e minacciava un rallentamento delle attività giudiziarie fino alla sospensione, sono piovute critiche e autocritiche.
Fino alla retromarcia. La più netta presa di distanza è arrivata - prosegue il Corriere - da Magistratura democratica: «Abbiamo mandato un messaggio sbagliato». «Sorpresa» anche la ministra della Giustizia Marta Cartabia poiché la questione era stata affrontata con l’Anm il 18 marzo. «Nessuna minaccia dei magistrati, tantomeno ricatto. Abbiamo rappresentato a chi ha compiti organizzativi di valutare se ruoli stracarichi di procedimenti, udienze affollate possano convivere con il problema drammatico di una recrudescenza del virus», ha specificato. In una nota, la giunta ha poi rimarcato: «L’Anm non sospende nulla, non ne ha il potere, non ha mai pensato di farlo», vuole solo accendereiriflettori su un problema che rischia di inceppare la macchina della giustizia. «È stato un grido di dolore, non un ricatto», dice il sottosegretario alla giustizia, Francesco Paolo Sisto che, anticipa, si farà «portatore di alcune proposte organizzative»