Costume
Adv e giovani creativi: noi italiani siamo forti in questo mestiere
Di Pasquale Diaferia
Diciamo la verità. La vicenda, semplice e positiva, di Alice Bottaro (nella foto in alto) che diventa Direttore Creativo della DDB Berlino non è solo la storia di un'altra giovane donna italiana che viene riconosciuta all'estero per il suo talento. E' l'ennesima consacrazione del talento italiano in assoluto, uscendo dalle questioni di genere e dalla mitologia dei cervelli in fuga. Doyle Done & Bernbach, infatti, non è solo l'acronimo dei tre fondatori. E' una delle più importanti agenzie al mondo, parte del network Interpublic, ma soprattutto l'agenzia di Bill Bernbach, il primo vero intellettuale prestato alla pubblicità nella storia di questa giovane arte applicata. Bill infatti, prima di Ogilvy, prima di Seguela, prima del nostro Pirella, è il primo vero caso di talento colto e creativo che sceglie per esprimersi non il cinema né il giornalismo. Negli anni della caccia alle streghe del Maccartismo USA (dove la famiglia ebrea Bernbach si è rifugiata durante la guerra) per il giovane tedesco c'è una sola maniera di usare le proprie capacità culturali. La pubblicità ancora fresca e poco osservata dalle commissioni di censura anticomunista. Il centro di quel business è a New York, in Madison Avenue. Non nella California del cinema e dei figli dei fiori tenuta sotto osservazione dal senatore McCarty.
Insomma, Bill riesce a mettere nel centro dell'industria americana quella intelligenza europea, quell'ironia jewish, quella capacità di usare la penna che renderà grande l'advertising statunitense. Ci metterà il senso civile cresciuto all'ombra delle democrazie europee. Ci metterà la sana capacità di sorridere anche parlando di commercio e prodotti. Lascerà un'eredità sociale a chi fa oggi questo mestiere che è impossibile ignorare. Digitate Bill Bernbach su Google: troverete centinaia di siti autonomi o universitari con le sua parole ancora scolpite nella testa degli operatori più sensibili. il suo suggerimento a non dimenticare mai che "chi opera nei mass media da forma alla società: la può portare in alo, verso il cielo o farla finire in basso, nel fango." Un richiamo a quella responsabilità sociale del mestiere di pubblicitario che forse nel nostro paese si è persa negli anni delle tv private e delle televendite berlusconiane. Le sue campagne sempre ben scritte, sempre sorridenti, sempre a cavallo tra la vendita ed il consiglio.
L'indimenticabile Think Small per il maggiolino Volkswagen, la piccola macchina di successo per un paese in cui fino a pochi minuti prima le grandi dimensioni erano tutto. La visionaria campagna per il pane Levi's, quella che Toscani copiò per fare "United Colors of Benetton", con le facce multirazziali su fiori bianco ed un titolo che univa: "Non serve essere ebrei per mangiarlo.". Le pagine dei quotidiani economici per la compagnia aerea israeliana El Al, dove lo spazio dei giornali per la prima volta diventava tridimensionale, mentre tutti lo pensavano solo base per altezza.
Decine e decine di esempi che ancora oggi si studiano nelle università e nelle scuole di comunicazione, o vengono citati nei festival della pubblicità, come qui a Cannes. Ecco perché Alice non è solo una brava italiana che trova un incarico dirigenziale all'estero. La signorina Bottaro mi fa sentire felice di fare questo mestiere: è italiana come me ed è riuscita in un sogno che non sono riuscito a realizzare io. Diventare direttore creativo dell'agenzia di Bernbach, nel paese da cui lui proveniva. Provate ancora a dire che noi italiani non siamo forti a fare questo mestiere.